Gatto: Qui decido io


gatti_abbracciatiQuello che valeva nell’antico Egitto vale anche oggi nei nostri appartamenti. Una casa, per un gatto, coincide con il territorio da pattugliare, nel quale dormire e nutrirsi.  Ecco perché, in linea teorica, un gatto costretto a traslocare insieme alla sua famiglia soffrirà di più di uno che viene lasciato nel suo appartamento e si ritrova con nuovi inquilini.

Ed ecco perché un gatto  fuori da casa sua non si fa scrupoli, se si sente minacciato, ad aggredire anche il suo umano, in grembo al quale dormiva pacifico solo la sera prima.

Può sembrare un approccio alla vita cinico e utilitaristico, ma è nel DNA del gatto. Il gatto in linea teorica non hanno bisogno di noi, anche se chi più chi meno soffre la nostra mancanza. Questo non significa, naturalmente, che li si possa abbandonare senza farsi scrupoli: negli agi casalinghi, molti di loro perdono l’istinto predatorio e non riuscirebbero a sopravvivere liberi.

Anche dedicare loro troppa attenzione può diventare deleterio, perché «molta gente è convinta di poter trattare il gatto come se fosse un cane ma meno bisognoso di cure», sostiene il comportamentista John Bradshaw della Bristol University.

«Facciamo l’errore di credere che i gatti vogliano sempre le coccole, e se vediamo che ci ignorano pensiamo che non ci vogliano bene. La verità è che il gatto ha la sua vita, e decide lui quando dedicare attenzione agli altri». E lo fa persino con gli altri felini, ecco perché «non basta mettere due gatti sotto lo stesso tetto per farli andare d’accordo».

E un altro dei miti da sfatare: quello che avere due gatti sia meglio che averne uno (soprattutto per le famiglie che passano molto tempo fuori casa), perché, si dice, “si fanno compagnia”.

La natura solitaria del gatto lo porta a non avere in realtà alcun bisogno di compagnia, e la presenza di un altro esemplare sotto lo stesso tetto può anzi rivelarsi pericolosa, soprattutto se è dello stesso sesso: i loro territori si sovrappongono, e invece che coccole e fusa il padrone di casa può aspettarsi graffi e morsi.

D’altra parte, come due esseri umani possono trovarsi simpatici fin dal primo incontro, così due gatti possono condividere felicemente lo stesso spazio vitale. Come spesso accade con i gatti, è impossibile prevedere come andrà qualcosa se prima non la si prova. Comunque sia pur essendo animali indipendenti, questi felini passano un’enorme quantità di tempo a interagire con i propri umani, soprattutto se si tratta di esemplari da appartamento.

Fusa, gobba, agguati: il gatto comunica costantemente con noi, spesso in maniera giocosa, e imparare il suo alfabeto è la prima cosa che ogni nuovo proprietario deve fare.

Ricordando due regole fondamentali:
– la prima è che qualsiasi manifestazione d’affetto ha le sue radici nel rapporto con la madre;
– la seconda è che giocare, per un felino, è il modo migliore, per quanto confuso, di diventare adulti.

Chiunque abbia osservato una gatta allattare i suoi cuccioli comprenderà immediatamente la prima regola: quando poppano, i piccoli fanno le fusa, e la madre risponde; è un modo per comunicare una richiesta di affetto e vicinanza, e la risposta serve per far sentire al sicuro il gattino.

Un gatto adulto che si rifugia sulle gambe dell’umano, si acciambella e comincia a ronzare sta facendo la stessa cosa: sono le vestigia di un comportamento infantile che, evolutivamente, garantisce più vantaggi se continua a manifestarsi, piuttosto che scomparire.

Non è un caso che i gatti d’appartamento siano tendenzialmente più affettuosi di quelli di randagi: questi ultimi sono meno abituati a lasciare che un istinto infantile prenda il sopravvento (o, forse, ne hanno meno bisogno).