E le civiltà cosa devono al micio?
E le civiltà cosa devono al micio?
Per la sua bellezza, indifferenza, libertà, armonia, indipendenza, tutte le grandi civiltà e culture hanno visto nel gatto un seme divino, a parte la tradizione ebraica perché esecrava la cultura egizia che considerava, a torto, politeista, e il cattolicesimo che volle estirpare tutti i simboli pagani, annullandoli o convertendoli, più spesso, in cristiani. E così provò ad agire sul fascino magico, onirico del gatto, onorato dai pagani, ma capì presto che era un’impresa impossibile assoggettarlo. Bisognava quindi annullarlo. E allora anche il cattolicesimo fece del gatto un dio. Il dio del male. Iniziarono le persecuzioni atroci, durate oltre cinque secoli; vittime senza scampo furono i gatti neri contro i quali si scagliò addirittura una bolla papale di Gregorio IX. Contro questo orrore lottarono gli artisti e gli uomini di cultura, primo fra tutti Leonardo da Vinci, che sfidò l’Inquisizione dipingendo una Madonna del Gatto, e ponendo la bestiola tra le braccia di Gesù Bambino. In Giappone esistono ancora templi dedicati al Maneni Neko, il gatto nazionale giapponese portafortuna. L’Islam onora il gatto perché amato da Maometto. Per i Celti la dea dell’amore Freya cavalcava il cielo su un grande gatto bianco e in India si onorava la dea gatta bianca Shaksti simbolo di maternità. In Messico i sacerdoti Olmechi erano raffigurati vestiti da gatto e in seguito la cosa giunse fino agli Aztechi e alle civiltà andine.
Ma e’ vero che il gatto ha poteri magici?
Lo si è pensato da tempo immemorabile: poteri positivi, naturalmente. Oggi con le ricerche sulla pet theraphy la teoria è avvalorata dalla scienza perché il gatto ha una forte qualità guaritrice, in particolare assorbe e scarica l’ansia. Più gatti si hanno, meglio si sta in salute.