I gatti nella vita dei santi: Un gatto caritatevole è nella vita di Chiara d’Assisi.
Santa Chiara, che il martirologio Romano ricorda l’11 agosto:
Memoria di santa Chiara, vergine, che, primo virgulto delle Povere Signore dell’Ordine dei Minori, seguì san Francesco, conducendo ad Assisi in Umbria una vita aspra, ma ricca di opere di carità e di pietà; insigne amante della povertà, da essa mai, neppure nell’estrema indigenza e infermità, permise di essere separata.
Chiara ha solo dodici anni, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, quando Francesco d’Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone.
Conquistata dall’esempio di Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il Santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S. Paolo a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l’Ordine femminile delle «povere recluse» (oggi Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola.
Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione. Erede dello spirito francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il culto verso il SS. Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243. more ad Assisi l’11 agosto 1253.
Nella vita di Santa Chiara è presente una gatta. La presenza è attestata dai processi per la canonizzazione. Si racconta che Santa Chiara, inferma nel letto, avesse bisogno di una certa “tovagliola”, ma non essendoci chi gliela portasse, ecco un gatta, cominciò a tirare e trascinare la “tovagliola” per portagliela come poteva. Ma la Santa la rimproverò perché la gatta la trascinava per terra. Allora la gatta, come se avesse compreso, cominciò ad avvolgere la “tovagliola” perché non toccasse a terra e gliela portò.