Che cosa passa per la testa dei nostri gatti?!

Riconoscimento della voce umana
Nel 2013, due ricercatori, Saito e Shinozuka, hanno dimostrato che i gatti possono riconoscere la voce del padrone. Per verificarlo, i ricercatori hanno fatto sentire ad alcuni gatti le registrazioni della voce padroneo di altre persone che li chiamavano per nome. I gatti sono stati più sensibili alla voce del proprietario, rispondendo per lo più con un movimento delle orecchie o della testa, e non come movimento verso la voce come fa il cane.

Comunicazione vocale

I gattini hanno circa 9 diversi tipi di vocalizzazione, mentre gli adulti ne hanno circa 16. È interessante notare che i gatti domestici e selvatici differiscono tra loro anche nelle vocalizzazioni, e ciò indica che i loro rapporti con gli esseri umani influenzano anche il loro modo di “parlare”.

Forse le vocalizzazioni dei gatti più note sono le fusa. I gatti fanno le fusa non solo quando sono accarezzati dagli esseri umani, ma le usano anche nelle interazioni tra loro e con i loro cuccioli. Inoltre, modificano le fusa per cambiare il significato della vocalizzazione. Per esempio, quando chiedono il cibo ai proprietari, le fusa cambiano, diventando sempre più “urgenti” e “meno piacevoli” (McComb et al. 2009). Inoltre, quando chiedono il cibo, all’interno delle fusa di tono basso viene di solito inserito anche un miagolio ad alta frequenza. Non è però noto se questa vocalizzazione di sollecitazione del cibo sia specifica della relazione fra gatti ed esseri umani o se sia usata anche in altri contesti.

Attaccamento al proprietario
Nel 2007, Edwards e colleghi hanno condotto un test, che hanno chiamato “Ainsworth Strange Situation Test”, per verificare se i gatti sono più attaccati ai loro proprietari che a un essere umano qualsiasi. In questo test, il gatto si trovava in una stanza da solo oppure con il padrone o con una persona sconosciuta. I ricercatori hanno scoperto che i gatti hanno trascorso più tempo a dare piccole testate al proprietario che all’estraneo. Hanno anche sempre seguito e giocato solo con il padrone e mai con l’estraneo.

Generalmente i gatti si muovevano di più ed erano più esplorativi quando nella stanza c’era il proprietario che quando c’era l’estraneo. Quando era solo o con l’estraneo, il gatto solitamente  trascorreva più tempo stando all’erta e seduto vicino alla porta. E vocalizzava di più quando si trovava da solo rispetto a quando c’era un essere umano. Sembra dunque che i gatti abbiano un attaccamento maggiore ai loro proprietari che a un essere umano qualsiasi, una cosa che forse ci conforta un po’.

I gatti sembrano anche a sperimentare l’ansia da separazione, un altro elemento che indica attaccamento ai proprietari. Quando sono separati dai loro proprietari, i gatti sono più propensi a mostrare comportamenti stressati, come urinare e defecare in luoghi inappropriati, un’eccessiva vocalizzazione, distruttività e un eccesso di comportamenti di pulizia.

Se gli attuali studi sulla cognizione del gatto hanno contribuito a illuminare alcune delle abilità dei nostri sfuggenti compagni di casa, gran parte del comportamento del gatto è ancora poco studiato, il che vuol dire che ancora non ne comprendiamo molti aspetti.

Una maggiore comprensione del comportamento dei gatti e della nostra influenza su di esso porterà a interazioni umano-gatto migliori, a un maggior benessere del gatto e quindi a un maggior numero di gatti che troverà ospitalità e assistenza.

(La versione originale di questo articolo è apparsa su www.scientificamerican.com il 29 e il 30 marzo 2016. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)