Il gatto e il suo territorio

Il territorio è fondamentale per un gatto: infatti, dopo il distacco dalla madre, che avviene tra la  settima e la nona settimana di vita, si assiste allo sviluppo di un attaccamento al territorio.

Spesso la mancata conoscenza di questo bisogno è la causa di molti problemi di convivenza con i nostri amici felini,  come ad esempio  lo sporcare fuori dalla cassetta, il graffiare mobili e porte o i problemi di aggressività tra gatti che convivono.

In questo articolo esploreremo  il territorio del gatto attraverso i suoi occhi.

Quanto è grande il territorio di un gatto?

La risposta a questa domanda è semplice: dipende.

Se un gatto vive all’esterno occorre sapere quanto è probabile trovare del cibo. Se il cibo è molto e facilmente raggiungibile allora il territorio sarà relativamente piccolo. Pensiamo alle colonie che vivono in città: spesso i gatti che le compongono non si allontanano dai luoghi dove viene portato il cibo e dove hanno i ricoveri. Se invece il cibo non è molto allora il territorio di un solo gatto può arrivare a 16 ettari per le femmine e fino a 61 ettari per i maschi. Se un gatto vive in casa, il territorio corrisponde allo spazio della casa a cui il gatto ha accesso. Vorrei far presente che occorre considerare in questo caso lo spazio a tre dimensioni e quindi, dare la possibilità ad un gatto di salire in alto, può aumentare notevolmente l’ampiezza del suo territorio.

Ma come è organizzato il territorio di un gatto?

Su questo argomento gli studiosi del comportamento felino si dividono in due correnti.

Per alcuni, all’interno del territorio di ogni gatto possiamo riconoscere tre aree o campi territoriali: il campo di attività, il campo di isolamento e infine il campo di aggressione.

Nella zona di attività il gatto si alimenta, caccia o gioca ed elimina.

Nel campo di isolamento, come fa intuire il termine stesso, il gatto si isola e riposa. Di solito il campo di isolamento si trova in alto o nascosto. Quanti dei nostri gatti amano dormire nascosti dentro l’armadio?

Il campo di aggressione è invece uno spazio (virtuale) attorno al corpo del gatto e rappresenta la sua area di tolleranza al contatto sia con i propri simili che con l’essere umano. Si tratta di uno spazio che non ha una dimensione fissa ma che varia con le emozioni del gatto o nelle diverse situazioni. Ad esempio, a seconda del proprio stato d’animo, un gatto può essere più o meno contento di essere accarezzato o può permettere o meno ad un altro gatto di avvicinarsi.

Secondo un’altra visione, quella anglosassone, il territorio di un gatto si può dividere in 2 aree: l’home range (area familiare) dove il gatto caccia ed esplora; spesso quest’area è condivisa tra più gatti. La seconda area, la core area o area centrale, è una zona in cui sono concentrate le risorse ed è questo il motivo  per cui viene difesa dagli altri individui.

In entrambi i casi ci sono dei sentieri, a noi spesso invisibili ma ben delineati agli occhi di un gatto, che servono a suddividere il territorio.

mappa territorio gatto

Quali sono i segnali territoriali per il gatto?

Come in una specie di mappa nella quale ognuno di noi sa precisamente se una strada è a senso unico o se in zona c’è un luogo dove trovare del cibo, anche per il gatto esiste una “segnaletica del territorio”.

Esistono dei segnali molto evidenti, come potrebbero esserlo per noi i cartelli autostradali, che sono rappresentati dalle graffiature e dalla marcatura con urina. Vengono messi solitamente in zone particolari del territorio e hanno il pregio di poter essere visti da lontano. Il messaggio che emettono è più o meno questo: “il territorio è occupato”.  In gatti che vivono in casa, ad esempio, le troviamo vicino a porte finestra se all’esterno ci sono altri gatti.

Un altro segnale molto evidente, come una sirena della polizia, è rappresentato dai miagolii. Quante volte vi è capitato durante la notte di sentire miagolii molto forti e prolungati? In quel caso, un gatto estraneo è entrato nel territorio occupato e, prima di passare all’azione, il proprietario di casa avvisa l’altro della sua presenza.

Ci sono poi segnali meno evidenti, come i numeri civici delle vie per noi, rappresentati dalle marcature con feromoni. Per sentirli, e quindi interpretarli, si deve letteralmente metterci sopra il naso! Quanti dei vostri gatti si strofinano con il muso e con il corpo agli stipiti delle porte o alle gambe delle sedie? In questo caso il segnale ha anche un effetto di auto-rassicurazione per il gatto stesso: passandoci vicino capirà di essere a casa sua. Se questi segnali vengono a mancare o se il territorio improvvisamente cambia (ad esempio perché cambiamo i mobili o tinteggiamo) il nostro gatto si ritroverà in un territorio sconosciuto, così come accadrebbe a noi se durante la notte cambiassero i sensi unici nel nostro quartiere. In quel caso ci sarà inevitabilmente un periodo di stress per il nostro amico che dovrà “ritrovare” la propria mappa.

Dott.ssa Maria Grazia Calore
Medico Veterinario Esperto in Comportamento