Felicità è stare con cani e gatti

 

Così è da tempo immemore. Già nell’età della pietra gli uomini cercavano la compagnia degli animali, lo documentano i reperti archeologici. Nei millenni è diventato un rapporto d’amore. «Non c’è nulla di più dolce, nulla che dia alla pelle una sensazione più delicata, più raffinata, più preziosa del pelo tiepido di un gatto», scrive Guy de Maupassant.

Anche gli scienziati indagano sulla gioia procurata da un quattrozampe. Uno degli studi più recenti prende a prestito per il quesito di partenza una citazione dalla serie Charlie Browne: «La felicità è un cucciolo caldo?». La risposta è sì, secondo i ricercatori americani del Manhattanville College: chi ha un animale domestico ha una chance in più di sentirsi soddisfatto della sua vita.

Ne parlo nel mio ultimo libro, Prove di felicità. Il saggio, edito dalla Nave di Teseo, nasce in collaborazione con l’Università e l’Ospedale San Raffaele di Milano.

L’ormone antistress.

La biochimica delle emozioni prova a spiegare il legame un animale con l’ossitocina, che viene rilasciata nel corpo dell’umano. È l’ormone dell’attaccamento, lo stesso che cementa l’unione fra la madre e il suo bambino. Un antistress potentissimo. Come documentato in varie indagini sul tema, a rilasciarla sono sia i padroni sia i loro animali.
Le indagini provano che accarezzare un cane o un gatto, durante situazioni di tensione, abbassa i livelli di ansia. Si riduce la pressione, decelera il battito cardiaco.

Il gatto, cucciolo a vita.

È difficile fare ricerche sul rapporto tra animali e umani. Ma su una caratteristica c’è accordo tra gli etologi: il micio domestico è neotenico, mantiene cioè movenze e abitudini da cucciolo per tutta la vita. Lo stiracchiare le zampette addosso o le loro fusa sono riproduzioni di comportamenti che avevano con la madre biologica, di cui gli uomini sembrano diventare sostituti. Restano figli a vita.