La gattitudine – Marchesini Etologia
La gattitudine…
Il gatto è un animale dalle forti caratterizzazioni espressive e, per quanto domestico, conserva alcuni tratti che ancora ci riportano al mondo silvestre, non a caso tale predicato dà una connotazione alla specie. Il gatto domestico è uno dei tanti componenti del genere Felis, sviluppatosi intorno ai 6-7 milioni di anni, da cui poi discese la specie Felis silvestris circa 4-3 milioni di anni fa andando occupare un vasto areale comprensivo dell’Eurasia e dell’Africa, differenziandosi circa 2 milioni di anni fa nelle cinque sottospecie oggi presenti.
Il nostro gatto origina dalla sottospecie del Nord Africa, ossia il Felis silvestris lybica, che presenta caratteristiche comportamentali assai differenti rispetto alla sottospecie europea, il Felis silvestris silvestris, tra cui una maggiore plasticità nel comportamento sociale, la tendenza ad accettare cibo che non si è procacciato in modo diretto, la maggiore tolleranza verso l’essere umano. Per comprendere il nostro piccolo felino occorre tuttavia conoscere un po’ meglio le caratteristiche di questo gruppo di mammiferi, appartenente all’ordine dei Carnivori, esattamente come i lupi e gli orsi ma, a differenza di questi, molto meno versatili da un punto di vista alimentare.
Come sappiamo, il cane ha una spiccata preferenza verso la carne, ma non disdegna altri alimenti, come il pane o la frutta, e per certi versi potrebbe anche vivere bene, soprattutto da adulto, con una dieta povera di carne. Al contrario, il gatto è un carnivoro obbligato, lo dimostra la struttura dentaria dei suoi premolari, l’intestino breve e la struttura renale, l’incapacità di sintetizzare alcuni amminoacidi essenziali come la taurina. Tutto in lui è conformato all’espressione predatoria: dalla struttura somatica all’apparato percettivo, dall’oralità all’attività ludica, dall’oscillazione di sonno-veglia alle diverse forme di prassia messe in atto.
Per questo non è possibile adottare un gatto, se non si è disposti ad accettare tali sue tendenze, provando fastidio verso ogni forma di predazione, perché il nostro micio è prima di tutto un predatore e come tale declina ogni sua espressione all’interno di questa dimensione. Ovvio, è un mammifero e come tale manifesta tutte quelle qualità che tanto ci piacciono in termini affettivi e affiliativi, nella richiesta et-epimeletica come nel grooming reciproco, nella prontezza interattiva come nella capacità di apprendimento. Certo, è un animale domestico e proprio per questo presenta quelle pedomorfie che sono in grado di suscitare in noi la tenerezza, è docile al contatto e capace di adattarsi alla nostra vita, si lega a noi anche attraverso forme di accesa dipendenza, è portato a giocare e a rispondere al nostro ingaggio.
Tutto questo, però, non deve farci dimenticare che il nostro gatto è un animale che presenta aspetti di accesa ferinità che non possono essere mortificati in virtù del nostro bisogno di antropomorfizzare ogni entità che ci circonda, sulla scia di una lettura disneyana del mondo dove tutti convivono felicemente in pace e armonia. Il gatto non corrisponderà mai a simili desideri e trovo assurdo che l’essere umano pretenda di snaturare il piccolo felino nell’idea di inibire il suo carattere predatorio o di sottoporlo a una dieta vegana, come trovo altresì aberrante l’idea di selezionare gatti sulla base di un abbassamento della loro propensione venatoria.
Insomma, l’idea che l’essere umano sia in grado di predisporre meglio le cose rispetto a come si sono evolute in milioni di anni, la trovo la forma più becera di antropocentrismo. Lo dimostrano i pasticci che nel XX secolo sono stati fatti nella selezione morfotipica dei cani, attraverso standard sempre più compressi e inbreeding selvaggi, con il risultato di causare un impoverimento genetico grave e, di conseguenza, un gran numero di patologie ereditarie. Anche la smania di voler inventare una razza felina a ogni piè sospinto, incentivando oltre che mantenendo mutazioni che vanno a detrimento dei loro portatori, la trovo insopportabile.
Fonte: www.marchesinietologia.it