La storia del gatto Batuffolo: quando l’amore è cieco, rosso e peloso
Capita di uscire di casa per andare a farsi un giro al mercato e tornare con qualcosa anzi con qualcuno che non era proprio previsto. Nell’agosto 2011 a Benedetta è proprio andata così: aveva deciso di fare un giro per bancarelle a Forte dei Marmi, dove si trovava in vacanza, a caccia di un paio di pantaloncini estivi e invece… eccolo lì, sul banchetto di alcune volontarie c’era lui, un piccolo micio rosso, serafico e spavaldo, in cerca di adozione! Racconta Benedetta: «Aveva enormi occhi tondi spaesati, per me è stata un’autentica folgorazione. Per accaparrarmelo ho letteralmente sgomitato e scalciato in mezzo a una piccola folla di ammiratrici urlanti! L’ho chiamato Batuffolo – che spesso diventa Tuffolo – e fin da subito si è dimostrato affettuoso, tenero e vivace, ma io, pur avendo a quell’epoca poca esperienza di gatti domestici, avevo notato qualcosa di strano nei suoi comportamenti. Per esempio le sue pupille erano quasi sempre dilatate. Pian piano ho realizzato che era cieco e l’oftalmologa veterinaria da cui l’avevo portato ha confermato: “atrofia totale della retina”, probabilmente congenita, o comunque molto precoce».
La cecità per Batuffolo è una condizione normale: da piccolo si comportava con la stessa sfrenatezza di qualunque gattino, un esploratore spericolato totalmente inconsapevole dei rischi in cui poteva incappare. Prosegue Benedetta: «All’inizio è stata una convivenza davvero impegnativa con questo piccolo Mr Magoo felino: dovevo precedere mentalmente ogni sua mossa sconsiderata, altrimenti rischiavo di vedermelo volare nel vuoto o nella vasca da bagno piena. Ho dovuto prendere l’abitudine di tenere sempre le porte chiuse, di bloccare gli accessi all’esterno, di non lasciare mai oggetti sui suoi percorsi abituali, di spostare meno possibile i mobili. D’altro canto ho imparato a sfruttare gli altri suoi sensi, sia per farlo orientare, sia per farlo divertire: fonti di rumore, odore e calore sono ottime guide, ad esempio fontanelle o profumi per ambienti, ma anche tappeti ed elementi di diversa consistenza tattile. I giochi devono sempre avere un sonaglietto o un odore particolare, oppure essere abbastanza voluminosi da produrre uno spostamento d’aria consistente. Una cosa incredibile che gli ho visto fare, a volte, è utilizzare l’effetto sonar: cioè miagolare per capire la sua posizione nelle stanze. Per lui è stato molto importante anche che gli trovassi una compagnia: ovviamente non ero sicura che sarebbe andata bene, ma mi ero accorta che quando era da solo piangeva. Così dopo un anno è arrivato Biscotto, un bellissimo siamesoide di due mesi, che lui ha accolto come un figlio. In seguito sono arrivati molti altri mici, stabili o solo di passaggio, e lui ha sempre accettato ed amato tutti indiscriminatamente. E se lo infastidiscono troppo, gli assesta una poderosa zampata dall’alto al basso e li sistema subito!».
L’amore di Benedetta per i gatti inizia molto presto ma Batuffolo è il primo gatto “tutto suo”, come ricorda: «Attorno alla casa dei miei genitori, si accasavano molti randagi e io mi struggevo perché volevo a tutti i costi farci amicizia: così passavo le giornate sdraiata in terra a muovere fili d’erba o a tentarli col cibo e con le vocette suadenti. Ma non avrei immaginato che avrei finito per immergermi completamente nel loro mondo, dedicando ogni mia energia al loro benessere fisico ed emotivo. Dopo Batuffolo e Biscotto per volontariato ho tenuto e curato decine e decine di altri gatti, e l’aspetto più affascinante è stato studiare il loro comportamento, in particolare le loro dinamiche sociali e la loro evoluzione relazionale, sia nel rapporto con gli esseri umani che con gli altri gatti o i cani. Quando parliamo de “il gatto” stiamo già commettendo un errore concettuale, perché i gatti non solo sono estremamente diversi tra loro, ma nel corso della vita, soprattutto se correttamente stimolati, maturano ed evolvono in modo straordinario. Un giorno mi piacerebbe trasmettere le conoscenze che sto accumulando in questo viaggio fantastico con loro, per adesso mi limito a romanzare le scenette di vita quotidiana sul mio profilo Facebook. Alcuni sostengono che i gatti siano poco espressivi: beh, li invito a dare un’occhiata alle foto dei miei e dirmi se restano della stessa idea!». Ecco la pagina dove seguire Batuffolo e gli altri mici della sua ciurma
* Monica Marelli è divulgatrice scientifica e artista de La Bottega dei Piumini