Gatti in condominio: regole e divieti

fonte; www.veryfastpeople.it

I gatti in condominio rappresentano da sempre un argomento molto dibattuto in sede di assemblea. C’è chi è favorevole alla loro presenza anche negli spazi comuni, e c’è chi invece nel cortile non tollera nemmeno “ospiti” come gatti randagi o di passaggio.

Bisogna quindi impedire al nostro gatto di passeggiare nel giardino condominiale? Si può dare da mangiare a un gatto randagio nel cortile del condominio? Come gestire la presenza di una colonia felina?

Scopriamolo insieme.

Gatti di proprietà in condominio

I gatti, si sa, sono animali molto indipendenti. Per questo motivo è difficile non farli entrare e uscire da finestre e balconi.

Capita spesso, quindi, di imbattersi in gatti di proprietà che si aggirano negli spazi comuni, tra giardini, pianerottoli, scale e cortili.

La riforma della materia condominiale, entrata in vigore nel 2012, ha stabilito che nessun regolamento può vietare ai condòmini di tenere animali domestici nei propri appartamenti, gatti compresi.

Pertanto, se il regolamento condominiale dovesse prevedere un divieto simile o dovesse vietare agli animali domestici di transitare nelle parti comuni, come scale o ascensori, le relative clausole sarebbero da considerare nulle.

Solo qualora un simile divieto fosse approvato all’unanimità da tutti i condòmini potrebbe essere considerato valido.

E per i condòmini in affitto? Per loro il discorso è diverso. Un eventuale divieto previsto dal contratto di locazione – regolarmente registrato presso l’Agenzia delle Entrate – avrebbe valore anche se tale clausola non fosse contenuta nel regolamento condominiale.

Gatti in condominio e parti comuni

La legge non esclude che i gatti possano frequentare gli spazi comuni del condominio, ma prevede la responsabilità civile e penale dei proprietari in caso di danni o lesioni a persone, animali o cose. Fondamentale è quindi il buon senso dei condòmini, i quali devono curarsi che i propri animali non disturbino gli altri condomini e non procurino danno alle strutture condominiali.

In particolare, i proprietari dei gatti all’interno del condominio dovranno assicurarsi che i propri animali:

  • non rimangano incustoditi nelle aree comuni senza opportune cautele;
  • non nuociano alla quiete e all’igiene degli altri abitanti dello stabile;
  • non siano causa di rumori molesti o di odori sgradevoli;
  • non vengano abbandonati per lungo tempo sul balcone o nelle abitazioni, pena l’accusa di “omessa custodia”;
  • non arrechino danni alle parti comuni – come l’ascensore o le scale – o alle proprietà degli altri condomini.

Gatti in condominio: gatti randagi e colonie feline

Premessa la riconosciuta territorialità delle colonie feline come caratteristica eziologica dei gatti, non esiste alcuna norma di legge che proibisce di dar da mangiare ai gatti randagi nei luoghi pubblici o privati dove hanno scelto di vivere. Di conseguenza, i gatti che frequentano e vengono nutriti da condomini compassionevoli nelle aree condominiali, non possono essere né allontanati né catturati, salvo si tratti di interventi sanitari o di soccorso. Sarà solo in presenza di gravi motivi sanitari – o per la tutela degli stessi animali – che l’Asl competente potrà intervenire per spostare la colonia, preoccupandosi di trovare un luogo alternativo ove collocarla.

Il condomino che dà da mangiare ai gatti randagi utilizzando un angolo del cortile o del giardino condominiale, non commette perciò alcun illecito. Così come è da ritenersi legittima l’installazione di rifugi e casette (ammesso che non alterino la destinazione naturale dell’area). Oltre a fornire il cibo e rifugio, però, il condomino in questione dovrà anche tenere pulita l’area, così da evitare che si diffondano cattivi odori.

È importante, infine, che la salute e le nascite della colonia vengano tenute sotto controllo, attraverso la sterilizzazione e la somministrazione di vaccini ai suoi componenti.