E’ un dramma nella già ormai situazione tragica dell’Afghanistan quello che vede protagonista Paul Farthing, un ex marine britannico della Royal Navy, soprannominato Pen, che ha fondato a Kabul un centro per accogliere animali randagi: anni fa, mentre era in servizio in quel Paese, incontrò un cane randagio diventato poi suo compagno di vita, da lì l’idea di aiutare i quattrozampe locali.
Dal giorno della presa del potere da parte dei Taleban, l’ex soldato avrebbe potuto tornare nel Regno Unito, ma si è rifiutato: Farthing non vuole abbandonare tutto il suo staff, e le loro famiglie, circa 70 persone in tutto, e anche 200 cani e gatti presenti nel rifugio Nowzad che lui gestiva.
Farthing insiste da giorni perché facciano partire il suo convoglio, ma ieri in conferenza stampa, il premier Johnson ha dovuto anche smentire che la moglie Carrie Symonds si sia adoperata per questa causa. «Non ho nessuna influenza per nessun caso particolare, non sarebbe giusto», ha risposto ai giornalisti, prima di aggiungere che si «cercherà di salvare quanti sarà possibile».
Il suo ministro della Difesa Ben Wallace ha dedicato sette tweet alla vicenda. «Non ho mai detto che non avrei facilitato» questo volo, ma soltanto «che nessuno può saltare la coda», ha puntualizzato. E comunque, ha aggiunto, «la priorità sono le persone non gli animali».
Amaro il commento di Farthing: «Qualcuno al Ministero della Difesa deve aiutarci. Non lo capisco, stanno giocando con la vita delle persone. Ho servito il mio Paese per 22 anni e in questo momento ci hanno voltato le spalle».
E mentre la politica prende le distanze, da Kabul arrivano i i suoi drammatici racconti cacciato dall’aeroporto con il suo staff, le famiglie e i due camion pieni di animali. L’ex marine in un tweet accusa gli Stati Uniti: «L’intera squadra e i cani/gatti erano al sicuro a 300 metri all’interno del perimetro dell’aeroporto. Siamo stati allontanati perché Biden aveva cambiato le regole dei documenti solo 2 ore prima. Abbiamo attraversato l’inferno per arrivarci e siamo stati respinti nel caos di quelle devastanti esplosioni».
E poi la drammatica decisione che l’ex soldato dovrà prendere nelle prossime ore: «Non c’è niente che io possa fare. Il personale mi sta dicendo che è ora che me ne vada. Non pensano che uno straniero sarà il benvenuto qui. Mi chiedono di portare più cani e gatti che posso. Ma ora non riesco a farli passare oltre i posti di blocco dei talebani».
Fonte LaZampa
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