Alimentazione del gatto cosa scegliere
I gatti, contrariamente a quanto si possa pensare, non dispongono di un senso del gusto molto sviluppato. I mici “a tavola” si affidano molto al loro olfatto: se la pappa ha un odore invitante allora si mangia, altrimenti si abbandona nella ciotola fino a data da destinarsi.
È importante variare la dieta del gatto, scegliendo cibi umidi da alternare alle crocchette ed, ogni tanto, a qualche piatto “fatto in casa”. Nei cibi umidi è contenuta molta acqua e, poiché i nostri amici felini non amano bere, si tratta di un’ottima soluzione per integrare i liquidi necessari alla salute.
Anche le crocchette vanno consumate regolarmente, perché aiutano a mantenere sani i denti e contengono solitamente più Vitamina E rispetto al cibo umido. Questo elemento è essenziale per lo sviluppo delle ossa. Prestare molta attenzione alle etichette: alcuni mangimi non sono completi, e vanno integrati con altri alimenti. In ogni caso è importantissimo fornire una ciotola d’acqua all’amico a quattro zampe ed accertarsi che abbia bevuto a sufficienza dopo aver consumato un pasto di cibo secco.
Come leggere le etichette dei mangimi.
Qualsiasi specie di pet per restare in buona salute ha bisogno di una sana e corretta nutrizione. Quando si sceglie di provvedere all’alimentazione del proprio amico animale con alimenti preconfezionati è indispensabile saperne leggere correttamente l’etichetta per assicurare al cucciolo un pasto senza controindicazioni. Proteine: sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo della muscolatura e possono essere presenti in vari alimenti (carne fresca o farine di carne per esempio) ma la presenza di un’elevata percentuale di proteine non è da considerare positiva. Per i cibi secchi (es. croccantini) si consigliano prodotti con una percentuale pari al 30%, che scende al 10% per gli umidi. Zuccheri: quelli semplici sono nocivi, specie per i gatti e una loro elevata assunzione può provocare disturbi digestivi, carie e obesità. Prestare quindi molta attenzione perché sono spesso indicati sulle etichette come gelificanti, coloranti naturali o “caramello”. Carboidrati: spesso sono presenti in grande quantità perché economici. Sono elementi che non soddisfano un preciso bisogno nutrizionale dell’animale carnivoro (Cane o Gatto) e vanno quindi limitati. Non offrire dunque al pet alimenti nei quali i carboidrati sono il componente principale come cereali, patate o farine. Ceneri: derivano dall’incenerimento delle sostanze organiche e devono essere presenti in quantità limitata, inferiore al 7%. Umidità: è la quantità di acqua presente. Nei cibi secchi è al di sotto del 12%, negli umidi può variare dal 60 all’ 80%. Fibre: importantissime per la regolarità dell’intestino, ma se assunte in quantità elevata rischiano di limitare l’assorbimento degli altri nutrienti e quindi dovrebbero essere mantenute sotto il 5% delle componenti del pasto. Minerali: sono fondamentali nella giusta quantità, specie per i gatti giovani che bevono poco e sono quindi soggetti a problemi renali. Controllare con attenzione che la presenza di magnesio sia inferiore allo 0,09%, il calcio si mantenga tra 0,5 – 1% e il fosforo tra 0,5 – 0,8%. Attenzione anche allo iodio: l’eccessiva assunzione comporta il rischio di ipertiroidismo, specie tra i gatti: Controllare che il valore sia entro 1,6mg/Kg. Additivi: antiossidanti, coloranti, conservanti, addensanti, esaltatori di sapidità e aromi. Sono sconsigliati in generale, per quanto possibile, e sono molto difficili da individuare perché mascherati sulle etichette dietro diciture generiche (es. Additivi CEE).
Se volete e avete tempo di leggere di seguito viene riportata un’ampia documentazione.
Un vero carnivoro
Per nutrire in modo adeguato il gatto è necessario capire i suoi bisogni alimentari, altamente specializzati: una dieta impropria può causare vari problemi di salute e abbreviare la sua aspettativa di vita di molti anni. Il gatto domestico è adattato ad uno stile di vita da predatore, con una dieta basata quasi totalmente su alimenti di origine animale, quali appunto le piccole prede (roditori, uccellini, piccoli rettili come le lucertole, occasionalmente persino insetti). La dentatura, l’apparato digerente e il comportamento si sono evoluti in funzione dell’attività predatoria, nella quale il gatto è un vero maestro. L’attitudine alla caccia, innata, si manifesta con il gioco già durante le primissime settimane di vita. Durante il processo di domesticazione, il gatto non è cambiato in modo significativo riguardo ai bisogni nutrizionali e comportamentali rispetto ai suoi antenati selvatici ed è rimasto dipendente da tessuti animali come fonte principale di nutrimento. Il sistema sensoriale dei gatti è particolarmente adatto a rispondere ai componenti e alle qualità organolettiche della carne.
Poiché è un carnivoro obbligato e quindi ha esigenze dietetiche particolari che lo distinguono da altri carnivori come il cane, il gatto richiede un’alimentazione basta sui tessuti di origine animale e ha un maggior fabbisogno di proteine rispetto a molti altri mammiferi. I gatti non sono in grado di adattarsi ad una dieta a basso contenuto di proteine, o a proteine di scarsa qualità come quelle vegetali, e devono ricorrere alle proteine del loro corpo per soddisfare le esigenze nutritive in caso di dieta carente. La carenza di uno specifico aminoacido, l’arginina, è in grado di causare in pochissimo tempo disturbi evidenti. L’arginina è necessaria al gatto per sintetizzare l’urea, un prodotto di scarto derivante dalla degradazione delle proteine.
Un altro elemento nutritivo fondamentale per il gatto è l’aminoacido taurina, che il gatto non può sintetizzare in misura sufficiente a soddisfare le sue esigenze. Se si sviluppa una carenza vi è un elevato rischio di danni gravi ed irreversibili per organi importanti come gli occhi e il cuore. La dieta del gatto deve quindi contenere taurina in quantità sufficiente. La taurina si trova quasi esclusivamente nella carne ed è un’ulteriore dimostrazione del fatto che il gatto è un carnivoro obbligato. Le carenze alimentari possono causare diverse malattie e hanno conseguenze gravi sulla salute e la longevità del gatto.
La percezione del sapore
I fattori che possono influenzare la percezione dei sapori da parte del gatto sono l’odore, il sapore, la consistenza e la temperatura del cibo.
L’apparato olfattivo dei gatti domestici è molto più sensibile di quello degli esseri umani. L’odore del cibo è particolarmente importante perché il gatto inizi a ingerirlo. Se l’odore è molto invitante è sufficiente a incoraggiare il gatto a consumare un alimento di per sé poco gustoso. Il senso del gusto in combinazione con il senso dell’olfatto determinano la percezione del sapore. I gatti hanno sulla lingua papille gustative sensibili ai gusti salato, acido e amaro. A differenza di molti mammiferi, i gatti non sembrano rispondere al gusto dolce, ma le loro papille gustative sono particolarmente sensibili ai componenti della carne e in particolare ai vari aminoacidi, i mattoni che compongono le proteine.
Anche la consistenza dell’alimento influenza l’appetibilità. I gatti non sono in grado di masticare in modo efficace: riducono le dimensioni del cibo lacerandolo in pezzi che possano essere ingeriti. Il contenuto di acqua del cibo influenza la quantità ingerita e la velocità con cui viene mangiato. Il cibo in scatola, umido e gustoso, è consumato rapidamente appena viene offerto, anche se l’ingestione rallenta gradualmente nel corso del pasto. Invece i cibi secchi, con contenuto calorico più denso, sono consumati in modo più lento e costante. I cibi semi-umidi sono consumati a un tasso intermedio tra gli alimenti umidi e quelli secchi. Tuttavia, quando il cibo viene lasciato a disposizione a volontà il modello di alimentazione resta costante, con piccoli pasti consumati in maniera casuale nell’arco della giornata. Se possibile, infatti, i gatti amano consumare tanti piccoli pasti durante il giorno, in media 10-12. Si tratta di un comportamento uguale a quello dei gatti selvatici, che consumano tante piccole prede nell’arco della giornata. L’apporto energetico totale è raramente influenzato dalla consistenza del cibo.
Anche la temperatura gioca un ruolo importante nella scelta degli alimenti. La maggior parte dei gatti preferisce alimenti con una temperatura di circa 35°C. Questa preferenza può essere in parte spiegata con l’aumento del profumo che si verifica quando il cibo viene riscaldato; più probabilmente questa temperatura corrisponde a quella della preda appena uccisa. Se la temperatura aumenta fino a circa 40°C, la preferenza per il cibo diminuisce: i gatti rifiutano il cibo troppo caldo.
Le precedenti esperienze alimentari
La preferenza di un gatto per i diversi alimenti è influenzata da sia da caratteristiche genetiche sia da esperienze acquisite. I modelli di comportamento innati svolgono un ruolo importante nel distinguere gli alimenti validi, come si osserva nei gattini orfani allevati a mano che non hanno potuto apprendere dalla madre che tipo di cibo è adeguato. Tuttavia, le simpatie e le antipatie individuali dei gatti per alcuni alimenti sono influenzate dal tipo di cibo di cui hanno fatto esperienza nella vita.
I gatti amano una dieta variata e spesso scelgono un nuovo alimento rispetto ad uno familiare, a condizione che la differenza tra i due non sia troppo marcata, o la palatabilità troppo scarsa. Poiché il gatto è un carnivoro vero, i vari tipi di alimenti che sono accettati dai vari gatti tendono ad essere molto simili. La selezione degli alimenti può anche essere collegata alla situazione emotiva del gatto. Quando sono sotto stress i gatti adulti tendono a preferire alimenti familiari piuttosto che una dieta nuova, e a rifiutare gli alimenti che sono stati recentemente associati ad un evento stressante o doloroso. Per lo stesso motivo i gatti rifiutano a lungo un alimento che li ha fatti star male, ad esempio ne ha provocato il vomito, oppure a cui è stato aggiunto un farmaco dal sapore sgradevole.
I gatti possono anche rifiutare diete che sono carenti di alcuni minerali e vitamine, come la tiamina. I gatti probabilmente riconoscono gli alimenti carenti attraverso l’avversione appresa: stabiliscono rapidamente un collegamento tra il sapore di un determinato cibo e una conseguente cattiva digestione.
Molti altri fattori che possono influenzare il comportamento alimentare dei gatti. I gatti sono sensibili al grado di luce e di rumore dell’ambiente, quindi può essere importante il luogo in cui è posto il cibo, così come il tipo di contenitore utilizzato e la sua pulizia. Anche fattori fisiologici, come l’età, la salute e l’attività sessuale del gatto possono influenzare l’appetito. La capacità di apprezzare il gusto e l’olfatto si deteriora con l’età ed è ridotta in alcune malattie come le infezioni respiratorie, in particolare quando è interessato il naso (rinite) con conseguente perdita della capacità di avvertire gli odori.
Lo stress associato a fattori fisiologici, come un ambiente nuovo in caso di trasloco, o essere portato in una pensione o ricoverato in una clinica, può ridurre l’assunzione di cibo, così come l’introduzione o la perdita di una persona o un animale nell’ambiente del gatto. Un trattamento veterinario di breve durata, come la castrazione o l’incisione di un ascesso, di solito non interferisce con lo schema alimentare, tuttavia trattamenti veterinari più prolungati sono in grado di ridurre temporaneamente il consumo di alimento.
Il fabbisogno energetico
Molti gatti controllano il loro apporto energetico alimentare indipendentemente dalle differenze di densità energetica, contenuto di umidità e consistenza della dieta, vale a dire che in generale mangiano la quantità di cibo necessaria a soddisfare il loro fabbisogno energetico, mantenendo un peso ideale. I gatti che vivono rinchiusi in appartamento, senza stimoli interessanti, o quelli a cui viene offerto un alimento particolarmente appetibile, possono consumare un eccesso di alimento e ingrassare progressivamente fino all’obesità. In tal caso è opportuno passare dall’alimentazione a volontà a quella razionata.
L’energia degli alimenti viene misurata in chilocalorie (kcal) e deriva da grassi, carboidrati e proteine. È importante che la percentuale di energia fornita dalla parte proteica della dieta sia almeno il 25% del totale, altrimenti l’appetito del gatto sarà appagato prima di aver assunto abbastanza proteine per soddisfare le sue esigenze nutrizionali. Allo stesso modo è anche importante che la quantità di cibo ingerita sia sufficiente a fornire le sostanze nutritive necessarie, quali grassi, carboidrati, vitamine e minerali.
Le sostanze nutritive
Proteine
Le proteine sono grandi molecole complesse che consistono di catene di “mattoni” molto più piccoli chiamati aminoacidi. I gatti, come gli altri animali, richiedono nella loro dieta proteine che forniscano aminoacidi specifici, che il loro organismo non è in grado di sintetizzare, i cosiddetti aminoacidi essenziali (diversi da specie a specie). Durante la digestione le proteine vengono scisse in aminoacidi che sono poi riassemblati in nuove proteine, necessarie per la crescita e la riparazione dei tessuti, le difese immunitarie e la regolazione dei processi metabolici.
Il gatto, sia durante la crescita che da adulto, ha un maggior fabbisogno di proteine rispetto al cane. A differenza di altre specie i gatti non sono in grado di adattarsi ad una dieta a basso contenuto di proteine. Ciò può essere dovuto al fatto che durante il corso dell’evoluzione il gatto non è stato spinto ad adattarsi a una dieta a basso contenuto di proteine a causa del suo efficace comportamento predatorio, che ha garantito una dieta ricca di proteine della carne. Inoltre, la carne degli animali è a basso contenuto di carboidrati, che è la fonte abituale di zucchero nel sangue nella specie non carnivore. Grazie all’elevata assunzione di tessuti animali, il gatto ha la capacità di trasformare grandi quantità di proteine in glucosio e convertirle e immagazzinarle come grasso. Si raccomanda quindi che il consumo di proteine per il gatto adulto costituisca almeno il 25% del consumo giornaliero di calorie.
Le proteine non sono tutte uguali, ossia non tutte hanno lo stesso valore nutritivo. Le proteine differiscono tra loro nella composizione in aminoacidi e nella capacità di essere assimilate. La capacità di una proteina di essere utilizzata dall’organismo e la sua percentuale di aminoacidi utilizzabili definisce la sua qualità, detta valore biologico. L’uovo è composto da proteine del valore biologico più alto di tutte e definisce lo standard per valutare le altre proteine, infatti il suo valore biologico viene definito 100. Seguono da vicino la farina di pesce e il latte con un valore di 92, quindi la carne bovina con circa 78 e la farina di soia con 67. La farina di carne e ossa e il grano hanno un valore di circa 50 e il mais di 45. Certe sostanze non digeribili, come peli e piume, pur avendo un contenuto molto alto di proteine hanno un valore biologico è quasi nullo. Quindi non è solo importante la percentuale di proteine per definire la bontà di un alimento per gatti, ma anche la loro qualità. La seguente tabella indica il fabbisogno proteico del gatto secondo la fase di vita.
Percentuale delle proteine consigliate.
Gattini, gatte gravide e in lattazione 30%
Gatti adulti 25-30%
In gravidanza e lattazione le gatte vanno alimentate con cibo per gattini per fornire loro la quantità di proteine necessarie. Anche gli animali malati, deboli o debilitati hanno un maggiore fabbisogno di proteine. I gatti con malattie renali possono necessitare di una dieta con un tenore di proteine ridotto ma di alto valore biologico per attenuare gli effetti negativi sui reni del metabolismo proteico.
L’eccesso di proteine è dannoso quanto la carenza. Se un gatto sano mangia troppe proteine, una parte viene utilizzata per produrre calorie o convertita in grasso e non causa alcun danno; il resto viene escreto nelle urine e rappresenta un carico inutile per i reni che a lungo andare vengono danneggiati, determinando l’insorgenza di insufficienza renale. Lo stesso accade se l’alimento contiene proteine di scarsa qualità, come quelle derivate dai cereali, che non possono essere utilizzate in modo ottimale dall’organismo e vengono in buona parte eliminate dai reni sotto forma di prodotti di scarto.
Lipidi
I lipidi (grassi) alimentari svolgono diverse funzioni e sono la fonte più concentrata di energia tra tutte le sostanze nutritive; aumentano l’appetibilità e la consistenza degli alimenti per gatti. Sono importanti anche nel veicolare le vitamine liposolubili A, D ed E. I lipidi sono essenziali per la dieta del gatto, in quanto forniscono gli acidi grassi essenziali (EFA), vale a dire gli acidi linoleico e arachidonico, che svolgono un ruolo chiave nel mantenimento della salute generale del gatto e sono essenziali per molti apparati tra cui la cute, i reni e gli organi riproduttivi. Nella maggior parte dei mammiferi l’acido linoleico può essere convertito in altri EFA richiesti dall’organismo. Il gatto ha una limitata capacità di compiere questa conversione e, mentre questo può non nuocere gravemente alla salute del gatto adulto, influisce su fasi specifiche della vita, come la riproduzione. L’acido linoleico è presente in grandi quantità negli oli vegetali, e in piccole quantità anche nelle carni; l’acido arachidonico si trova esclusivamente nella carne, rendendola la migliore fonte di grassi per i gatti. Si raccomanda che almeno il 9% di calorie siano fornite dai lipidi, e di queste almeno il 2% dagli acidi grassi essenziali. Una carenza di acidi grassi essenziali può portare ad infertilità, ritardo di guarigione delle ferite, pelle secca e squamosa, pelo opaco e causare un aumento delle infezioni cutanee. I gattini che non ricevono adeguate quantità di lipidi possono avere problemi di sviluppo e di crescita deforme. L’eccesso di lipidi può causare obesità.
Contenuto in EFA di alcuni tipi di lipidi
Lipidi |
Acido linoleico |
Acido arachidonico |
Olio di cartamo |
72,7% |
— |
Olio di mais |
55,4% |
— |
Grasso di pollo |
22,3% |
1% |
Grasso animale |
4,3% |
0,2% |
Olio di pesce |
2,7% |
25% |
Percentuale ideale di lipidi nella dieta del gatto
Percentuale minima di lipidi | Percentuale consigliata di lipidi | |
Gattini |
8% |
20% |
Gatti adulti |
5% |
15-20% |
L’organismo può sintetizzare i lipidi a partire da quelli presenti della dieta, dai carboidrati e dal metabolismo delle proteine. I grassi servono a molte funzioni: forniscono energia, contribuiscono all’appetibilità, influenzano la consistenza degli alimenti e apportano vitamine liposolubili. Il tipo e la quantità di grassi nella dieta sono estremamente importanti poiché possono influenzare l’appetito e l’assunzione di cibo, la capacità di svolgere attività fisica, lo stato del pelo e della pelle e il tipo di grasso depositato nel corpo.
Fonti di lipidi
Nei mangimi per i gatti possiamo trovare diversi tipi di grassi sia di origine animale che vegetale, ad esempio lardo, sego, grasso di pollame, olio di semi di cotone e oli vegetali idrogenati. Un eccesso di grassi insaturi, come l’olio di pesce, possono produrre una carenza relativa di vitamina E, mentre l’olio di cocco idrogenato è poco digeribile e può causare nei gatti la lipidosi epatica (un grave disturbo del fegato); comunque questi grassi non sono di norma presenti nelle diete commerciali. I grassi che si trovano negli alimenti commerciali per gatti sono digeribili per quasi il 90%.
Carboidrati
Il gatto non ha bisogno di carboidrati in quanto è in grado di ricavare energia dalla digestione delle proteine: in natura, le prede di cui il gatto si nutre gli forniscono una quota molto ridotta di carboidrati (circa il 5%, rappresentati dal contenuto del loro apparato digerente). Tuttavia possiede gli enzimi necessari a digerire e metabolizzare i carboidrati in modo che possano costituire un’utile fonte di energia. I gatti possono quindi essere alimentati con cereali, riso cotto e patate, purché in misura limitata. In realtà i mangimi commerciali in crocchette contengono quote piuttosto elevate di carboidrati, perché sono una fonte di calorie più economica delle proteine. I carboidrati sono inoltre indispensabili per la fabbricazione delle crocchette per mantenerne la consistenza, mentre i cibi umidi possono essere prodotti anche senza utilizzare carboidrati.
I carboidrati impiegati nei prodotti per gatti generalmente comprendono gli amidi di cereali come riso, frumento, mais, orzo e avena, cotti o estrusi per renderli più digeribili.
Problemi di salute connessi con i carboidrati
Anche se i carboidrati sono una parte importante del cibo secco commerciale per gatti, possono talvolta causare problemi di salute tra cui l’obesità e problemi digestivi. Sia un eccesso di carboidrati che di lipidi o di proteine possono causare obesità, ma i carboidrati sono spesso la fonte più abbondante di energia e possono essere facilmente convertiti in glucosio. Pertanto è preferibile scegliere alimenti che contengano una quota di carboidrati più bassa possibile.
Alcuni gatti digeriscono male i carboidrati e presentano segni di cattiva digestione di diversa intensità che possono comprendere eccessiva produzione di gas intestinale, gonfiore e diarrea. La causa è una carenza degli enzimi necessari alla digestione dei carboidrati, che non vengono digeriti ed assimilati, ma vanno incontro a fermentazioni anomale da parte dei batteri intestinali causando una loro crescita eccessiva e quindi diarrea.
L’intolleranza al lattosio è una forma comune di maldigestione. Gli animali giovani producono l’enzima lattasi, che scompone lo zucchero del latte, il lattosio. Spesso con la crescita cessa la produzione di lattasi. Quando l’animale consuma prodotti lattiero-caseari, il lattosio non viene digerito e causa diarrea. I gatti hanno diversi livelli di tolleranza per la quantità di carboidrati che possono digerire. Mentre molti gatti possono tollerare il livello di carboidrati presenti nella maggior parte dei cibi per gatti, alcuni sviluppano problemi digestivi se consumano questi alimenti. Passando ad una dieta con un minor contenuto di carboidrati i disturbi digestivi si risolvono in poco tempo.
Fibra
Vi sono vari tipi di fibra, i più comuni dei quali sono cellulosa, emicellulosa, pectina e lignina. La fibra deriva da una varietà di fonti; negli alimenti per gatti si utilizza principalmente pula di riso, gusci di soia, polpa di barbabietola, crusca, bucce di arachidi e pectina. La fibra può avere effetti benefici per la salute del gatto; non fornisce energia, tuttavia migliora la funzione del colon e quindi la sua presenza nel cibo per gatti è spesso considerata vantaggiosa. La fibra alimentare aumenta il volume e il contenuto d’acqua nel lume intestinale; prolunga il tempo di transito intestinale negli animali con tempi di transito veloci, e accelera i tempi di transito negli animali con tempi di transito lenti. Ciò significa che aiuta a curare sia la diarrea che la costipazione. La fibra assorbe l’acqua in eccesso nelle feci diarroiche, e aiuta a trattenere l’acqua, impedendo la costipazione. Anche le proprietà leganti e gelificanti della fibra aiutano nel trattamento della diarrea. Alcuni tipi di fibra vengono convertiti a livello intestinale in acidi grassi, che sono di aiuto nel prevenire la proliferazione di batteri nocivi.
L’aggiunta di fibre negli alimenti per gatti può essere utile nel ridurre e prevenire l’obesità. La fibra che viene aggiunta agli alimenti ideati per la perdita di peso contribuisce ad aumentare il volume del cibo e promuovere un senso di sazietà (pienezza) senza aggiungere calorie. Il gatto mangia a sufficienza per sentirsi sazio, ma consuma meno calorie e perde così peso.
Vitamine
Le vitamine si dividono in vitamine liposolubili, che sono in grado di accumularsi nell’organismo (vitamina A, E, D e K) e vitamine idrosolubili, il cui eccesso è immediatamente eliminato (vitamina C e del gruppo B).
Vitamina A La vitamina A è conosciuta soprattutto per la sua importanza nella visione. E’ anche coinvolta in altri processi, come ad esempio la funzione delle membrane cellulari e la crescita delle ossa e dei denti. Il beta carotene presente nei vegetali è usato da molti mammiferi come precursore della vitamina A. Il gatto, invece, non è in grado di convertire il beta carotene in vitamina A e deve pertanto ottenere la vitamina A dagli alimenti di origine animale. Buone fonti per il gatto sono organi come il fegato e i reni, mentre il tessuto muscolare è relativamente scarso di questa vitamina. Tuttavia, è importante tenere presente che l’eccesso di vitamina A può essere nociva quanto la carenza: i gatti alimentati con quantità rilevanti di fegato crudo sviluppano una condizione nota come ipervitaminosi A, che si manifesta con letargia, mantello arruffato, rigidità della spina dorsale e altri problemi scheletrici. Il fabbisogno giornaliero di un gatto adulto è di circa 650-850 Unità Internazionali, presenti in appena 5 g di fegato bovino. Il fegato non va somministrato ai gatti più di una volta alla settimana e sempre in piccola quantità.
Vitamina D La vitamina D è coinvolta nel metabolismo del calcio e quindi dello scheletro. I tessuti animali hanno un basso contenuto di calcio perciò la dieta del gatto deve essere integrata con questo minerale. Una carenza di vitamina D e/o di calcio causano il rachitismo. Tuttavia, i gatti hanno un fabbisogno molto limitato di vitamina D, e quando la quantità di calcio e il suo rapporto con il fosforo nella dieta sono normali, il rachitismo vero è molto raro. La vitamina D si forma nell’organismo anche per esposizione alla luce solare.
Vitamina E Anche se molto raramente, nei gatti può verificarsi la carenza di vitamina E, soprattutto se vengono somministrati alimenti contenenti grandi quantità di grassi insaturi senza aggiunta di antiossidanti. I grassi insaturi si ossidano e irrancidiscono facilmente, causando di conseguenza la distruzione della vitamina E presente. La carenza di vitamina E causa la steatite, l’infiammazione del grasso, e si può verificare con un’alimentazione a base di tonno rosso, che non contiene antiossidanti o un’integrazione di vitamina E. Gli alimenti di marca contenenti tonno sono adeguatamente protetti in questo senso e non causano problemi.
Vitamina C Contrariamente alle persone e ai porcellini d’India, i gatti non hanno bisogno di vitamina C in quanto il loro organismo è in grado di produrla.
Le vitamine del gruppo B Le vitamine idrosolubili che sono importanti nella nutrizione del gatto sono tutte quelle del gruppo B. La vitamina B1, o tiamina, è necessaria in quantità relativamente elevate nel gatto. Poiché viene progressivamente distrutta dal riscaldamento, viene aggiunta durante la produzione degli alimenti commerciali. La vitamina B1 viene distrutta anche quando si cucina in casa la carne, che risulta quindi carente. Le diete a base di pesce crudo possono tradursi in una carenza di B1, a causa della presenza di tiaminasi che distrugge la vitamina.
Minerali
I minerali possono essere suddivisi in due gruppi, i macroelementi (es. il calcio) che sono necessari in grande quantità e i microelementi o minerali traccia che sono necessari in quantità molto minore. Quasi tutto il calcio del corpo (il 99% circa) è contenuto nello scheletro e nei denti. I tessuti molli come carni e frattaglie contengono livelli di calcio molto bassi e se sono somministrati come unica fonte di cibo causano una carenza di calcio. I prodotti commerciali di buona qualità vengono integrati con la corretta quantità di calcio e sono completi. Il latte è una buona fonte di calcio, purtroppo alcuni gatti non sono in grado di tollerare lo zucchero del latte (il lattosio), a causa di un’insufficiente quantità di enzima lattasi, importante per la digestione di lattosio. Molti gatti, in particolare di razza Siamese, non gradiscono affatto il latte. Gli alimenti di buona marca apportano una quantità sufficiente di micro e macroelementi.
Acqua
L’acqua è il nutriente più importante necessario per sostenere la vita. A dispetto delle credenze popolari, i gatti richiedono acqua fresca e pulita durante tutto il giorno, anche se bevono pure latte.
L’alimentazione dei gattini
I gattini, che alla nascita in media pesano circa 100 g, hanno un tasso di crescita notevole. Durante la prima settimana raddoppiano il loro peso e aumentano di circa 100 g alla settimana fino a circa 6 mesi di età. A causa dello sforzo intenso a cui è sottoposta la gatta durante l’allattamento, i gattini dovrebbero essere incoraggiati a mangiare cibi solidi a partire dall’età di 3 settimane, completando lo svezzamento a 8 settimane. Il cibo offerto ai gattini deve essere tenero e saporito. Man mano sviluppano l’interesse e la capacità di assumere cibi solidi, i gattini riducono la richiesta di latte materno, la cui produzione diminuirà gradualmente. Idealmente, i gattini dovrebbero essere svezzati con gli alimenti che formeranno la loro dieta futura. È consigliabile offrire una varietà di marche (sempre di qualità elevata) per evitare che si fissino su un solo tipo di alimento rifiutando ogni altra varietà.
Per essere adatto ai gattini un alimento deve soddisfare una serie di criteri. Deve essere altamente digeribile e avere un odore, un sapore e una consistenza che incoraggiano il gattino a mangiare. Si possono somministrare anche alimenti secchi come le crocchette, che sono molto caloriche, ma può essere necessario prima ammollarle in acqua o latte. Dopo lo svezzamento, i gattini dovrebbero continuare ad essere alimentati a volontà con cibo per gattini in crescita di buona qualità. In genere i gattini non hanno problemi legati ad un’eccessiva assunzione di calorie e quindi di l’obesità. Dal momento che hanno uno stomaco relativamente piccolo, i gattini dovrebbero essere alimentati con piccoli pasti ad intervalli regolari.
Implicazioni pratiche nell’alimentazione dei gatti sani e malati
Lo studio del comportamento alimentare dei gatti ha molte applicazioni pratiche per il proprietario. Odore, consistenza e temperatura del cibo sono fattori importanti nel comportamento alimentare del gatto, che può essere manipolato per tentare il gatto difficile o malato.
Ci sono diversi modi in cui l’alimentazione può essere manipolata per stimolare il consumo di cibo da parte del gatto malato. L’offerta di un cibo gradevole con un forte odore aiuterà ad iniziare l’assunzione di cibo; il riscaldamento del cibo a circa 35°C dovrebbe aumentare anche l’aroma prodotto dal cibo. Di conseguenza, gli alimenti che sono conservati in frigorifero devono essere precedentemente riscaldati o almeno lasciati raggiungere la temperatura ambiente prima di venire offerti.
Quando il cibo viene lasciato nella ciotola con il passare delle ore diminuisce l’odore rilasciato, rendendolo meno attraente. Quindi offrendo regolarmente piccole quantità di cibo gradevole e tiepido se ne può migliorare il consumo da parte dei gatti con gusti difficili. Anche aumentando la varietà di sapori (offrendo diverse marche e tipi) e di consistenza (secco e umido) si può aumentare l’assunzione di cibo.
Se per il trattamento di una malattia è necessaria una dieta speciale, è preferibile introdurla gradualmente, mentre il gatto ha ancora accesso alla sua dieta originale (a meno che non sia controindicato per motivi medici). Questo processo permette al gatto di familiarizzare con la nuova dieta e imparare che è sicura da mangiare. Tuttavia, il rifiuto di consumare un nuovo alimento può essere associato a scarsa palatabilità piuttosto che alla mancanza di familiarità per il nuovo cibo. Infine, poiché nei momenti di stress il gatto preferisce una dieta familiare, i proprietari devono garantire che sia disponibile una dieta accettabile per il proprio gatto quando è collocato in un ambiente diverso, come ad esempio una pensione.
L’alimentazione in pratica
La dieta naturale tipica dei gatti (rappresentata soprattutto da topi e altri piccoli roditori), è costituta da circa il 45% di proteine, il 45% di grassi e solo il 4-5% di carboidrati. E’ molto difficile, se non impossibile, riuscire a preparare una dieta casalinga completa e bilanciata senza specifiche competenze di nutrizione animale. Si rischia facilmente di creare gravi carenze o eccessi, soprattutto per quanto riguarda le vitamine e i micro e macroelementi. Un errore grave è ad esempio alimentare il gatto con sola carne o polpa di pesce, che sono quasi completamente privi di calcio e causano gravi difetti scheletrici. È anche ovvio che non si può nutrire il gatto di casa con topolini e uccellini. Ricorrere agli alimenti commerciali diventa quindi una necessità, purché si faccia una scelta oculata. È sbagliato affidarsi ad alimenti commerciali economici, di marche di bassa qualità, per risparmiare. La qualità dell’alimentazione si riflette direttamente sulla salute e la longevità, perciò un alimento di qualità favorisce una vita lunga e sana.
Non necessariamente le marche più pubblicizzate sono le migliori: al limite sono quelle che investono maggiormente in pubblicità. Come regola generale, i prodotti di qualità superiore si trovano nei negozi specializzati, non nei supermercati (sicuramente non nei discount), anche se nei negozi si possono trovare anche prodotti di livello inferiore.
Le marche migliori hanno diverse linee di prodotti secondo lo stadio di vita del gatto (es. crescita, adulto, maturo, anziano), dal momento che le esigenze alimentari variano secondo l’età. Un gattino che mangia un alimento per adulti non otterrà la quantità necessaria di calorie, proteine, vitamine e minerali di cui ha bisogno per una crescita corretta. Un gatto adulto che mangia un cibo per gattini rischia di ingrassare. Un gatto anziano può aver bisogno di un alimento di elevata qualità con meno calorie e più facilmente digeribile.
Riguardo al tipo di cibo (crocchette, bocconcini, paté o cibo umido in scatola) vi sono pro e contro da valutare. Le crocchette sono più economiche (non si paga l’acqua) e mantengono le loro caratteristiche anche se lasciate nella ciotola per ore. Durante la stagione calda sono una scelta molto conveniente. Le crocchette dopo la masticazione non lasciano residui di cibo in bocca, prevenendo la formazione di placca e tartaro. In genere contengono elevati livelli di carboidrati, necessari per la loro fabbricazione.
Gli altri alimenti sono più ricchi di acqua, e possono essere indicati in caso di problemi specifici, ad esempio per permettere una maggior assunzione di acqua, necessaria nei gatti con insufficienza renale. Possono essere fabbricati senza l’impiego di carboidrati, il che è un vantaggio per la dieta del gatto. I cibi umidi sono relativamente più costosi e tendono a deperire rapidamente, soprattutto nella stagione calda. Sembra che gli alimenti contenuti in lattine con apertura a strappo siano implicati nell’insorgenza di ipertiroidismo.
Per individuare un alimento di ottima qualità osservate l’etichetta. Il gatto è un carnivoro e ha bisogno di ingredienti di alta qualità, vale a dire proteine di origine animale molto digeribili. Alcune marche economiche impiegano principalmente ingredienti di scarsa qualità e poco digeribili, che quindi non forniscono una nutrizione ottimale. Anche se tecnicamente possono essere conformi alle specifiche richieste riguardo le percentuali di proteine, grassi, carboidrati, ecc, questi alimenti forniscono un minor apporto energetico e contengono proteine di scarsa qualità. Per questo motivo molte sostanze possono passare attraverso il sistema digerente del gatto senza essere assorbite, perciò si devono somministrare maggiori quantità di cibo di qualità inferiore per fornire al gatto gli stessi nutrienti forniti da una minore quantità di cibo di alta qualità. Quando si confronta il costo di questi alimenti sulla base della quantità giornaliera consumata dal gatto ci si rende conto che gli alimenti economici possono effettivamente costare di più nel lungo periodo.
Quando si è alla ricerca di un alimento di qualità per il gatto, un buon punto di partenza consiste nel valutare l’elenco degli ingredienti. L’etichetta elenca gli ingredienti in ordine decrescente di peso. Verificate che i primi ingredienti siano di origine animale come carne, pesce, uova, o farina di carne o di pesce, preferibilmente non sottoprodotti. Carne, pesce, uova hanno tutti un alto valore biologico, il che significa che hanno una percentuale elevata di proteine digeribili, utilizzabili dall’organismo.
Capire l’etichetta
Poiché per valutare la qualità di un alimento commerciale si deve controllare l’etichetta, è importante saperla interpretare correttamente. La prima cosa da verificare è la data di scadenza, che è obbligatoria e va sempre controllata prima dell’acquisto. I mangimi migliori sono formulati per uno specifico stadio della vita, per esempio l’accrescimento, il mantenimento (gatti adulti), l’età avanzata (gatti “senior”), e questo è chiaramente specificato sulla confezione. Le istruzioni riportano la quantità di alimento da somministrare quotidianamente, ma si tratta di un’indicazione media. La quantità effettiva va modificata in base alle specifiche esigenze, come il livello di attività. Se per esempio con la dose consigliata il gatto tende ad ingrassare, la si deve ridurre leggermente.
L’elenco degli ingredienti
Gli ingredienti che compongono il mangime vengono sempre elencati sull’etichetta in ordine decrescente di quantità, pertanto al primo posto si trova l’ingrediente in quantità percentualmente maggiore. Nei migliori alimenti per gatti ai primi posti ci saranno sostanze di origine animale (carni, farine di carne, uova, fegato…), mentre in quelli più scadenti troveremo elencate una serie di sostanze vegetali, per esempio i cereali, fonte di proteine a buon mercato, ma poco adatte alla fisiologia di un animale strettamente carnivoro.
L’analisi
Una delle informazioni riportate nell’etichetta è l’analisi degli ingredienti, vale a dire i livelli medi dei vari nutrienti: proteine, grassi, fibra, ceneri e, se presente in percentuale superiore al 14%, anche l’acqua. I carboidrati non sono indicati e vanno calcolati per sottrazione (100 meno tutti gli altri elementi). È importante sapere la percentuale di carboidrati, perché sono un ingrediente più economico della carne ma poco indicato per il gatto. Maggiore è la percentuale di carboidrati, più scadente è il prodotto. Per legge, l’etichetta è tenuta a riportare la percentuale di proteine ma non il loro valore biologico, perciò per capire se si tratta di un alimento valido occorre vedere quali sono gli ingredienti che forniscono le proteine: ovviamente, carne, pesce e uova saranno preferibili ai cereali.
Nel paragonare la composizione di diversi alimenti è un errore confrontare direttamente i valori indicati dall’etichetta, perché il paragone va fatto sulla cosiddetta sostanza secca, vale a dire dopo aver sottratto la percentuale di acqua. L’acqua, infatti, può arrivare a quote molto elevate nei cibi umidi, fino all’80% circa. Per convertire ogni elemento in percentuale sulla sostanza secca si divide la sua percentuale come riportata sull’etichetta per la percentuale di sostanza secca (SS), che è 100 meno la percentuale di acqua.
Supponiamo, per esempio, di voler conoscere la percentuale di proteine sulla SS di un alimento che riporta in etichetta il 40% di acqua e il 26% di proteine. Sappiamo che la SS è del 60% (100 – 40% di acqua); avremo: (26 x 100) : 60 = 43, che è la quota proteica sulla SS.
Gli errori da evitare
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Non date al gatto cibo per cani: i gatti hanno fabbisogni alimentari diversi dai cani, ad esempio hanno bisogno di più proteine nella loro dieta, di alcuni aminoacidi, come la taurina e arginina, di alcuni acidi grassi, come l’acido arachidonico e l’acido linoleico e di vitamina A preformata. Ai gatti va somministrato un alimento formulato specificamente per loro.
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Non scegliete alimenti commerciali in base al prezzo più basso, perché le materie prime di qualità hanno un costo. I prodotti di qualità hanno una digeribilità del 70-80%, quelli più scadenti del 60% circa. Alcuni tra i prodotti alimentari con prezzi più alti non sono necessariamente i migliori, ma molto raramente quelli con i prezzi inferiori sono alimenti di buona qualità.
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Nutrire il gatto esclusivamente con carne, tonno in scatola o polpa di pesce causa gravissime carenze di calcio che danneggiano lo scheletro, soprattutto nei gattini in crescita.
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I ritagli grassi, in gran quantità, non solo causano obesità ma possono causare la pancreatite, una grave condizione che può causare la morte.
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Il fegato va dato in quantità molto modesta (non più di un boccone alla settimana) perché può causare tossicità da eccesso di vitamina A, che causa dolorose alterazioni dello scheletro.
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Il bianco d’uovo crudo contiene una sostanza, l’avidina, che distrugge la biotina, una vitamina del gruppo B, causandone la carenza.
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Il polmone ha un valore nutritivo molto scarso.
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Ossa e lische sono molto pericolose e non vanno mai date ai gatti; possono rimanere incastrate o lacerare la bocca, l’esofago e il resto dell’apparato digerente.
Cambio di alimentazione
Quando avete fatto qualche confronto e scelto un alimento ben formulato, il passaggio dal cibo attuale a quello nuovo va fatto con gradualità. Nell’intestino sono presenti batteri che aiutano a digerire il cibo; le specie di batteri sono numerosissime e vengono selezionate in base al cibo consumato abitualmente. Un improvviso cambio di alimentazione può alterare repentinamente la flora batterica, rendendo più difficile la digestione e causando disturbi intestinali. Per evitare problemi si deve passare ad un nuovo tipo di cibo lentamente, nel corso di almeno 7-10 giorni. Si inizia mescolando il 25% del cibo nuovo e 75% del vecchio per almeno 3 giorni. Se tutto va bene, si passa al 50% di ciascun tipo di cibo per 3 giorni, poi il 75% nuovo e 25% vecchio per 3 giorni. In seguito, il gatto dovrebbe essere pronto a mangiare solo il cibo nuovo. In caso di problemi, consultate il veterinario per un consiglio.
Dopo circa un mese dal cambio di alimentazione, date un’occhiata al gatto per verificare l’effetto che il nuovo alimento ha avuto sul gatto. Occhi lucenti, un mantello lucido e in ordine, uno stato di nutrizione ottimale (non troppo magro e non troppo grasso), feci compatte e non troppo odorose e tanta vitalità vi faranno capire che l’alimentazione è giusta.
Le diete terapeutiche
Gli studi di nutrizione hanno fatto notevoli progressi negli ultimi anni permettendo di formulare una varietà di alimenti specifici per molte condizioni patologiche (come diabete, insufficienza renale, obesità, calcoli urinari, convalescenza, allergia alimentare, disturbi intestinali). Queste diete, che vanno somministrate solo su specifica prescrizione e secondo le indicazioni del veterinario, possono rappresentare un valido aiuto nel trattamento di molte condizioni.
Gli integratori
Se si somministra al gatto una dieta commerciale di elevata qualità non si deve aggiungere alcun integratore minerale-vitaminico, perché si creerebbe un problema di eccesso, pericoloso per la salute.
Nel caso di diete casalinghe, prima di somministrare integratori è preferibile chiedere consigli al veterinario per evitare di creare squilibri. Talvolta gli integratori vengono prescritti a gatti debilitati o malnutriti, ma è anche possibile evitarne l’uso ricorrendo ad una dieta bilanciata o a un alimento commerciale specifico molto nutriente, calorico e digeribile.
La frequenza dei pasti
Il gatto ama fare pasti piccoli e frequenti, circa 10-20 al giorno; questo rispecchia l’attività predatoria del gatto selvatico, che uccide e consuma piccole prede più volte al giorno, se la caccia ha successo. Nei gatti che non hanno problemi di soprappeso e in quelli in crescita è possibile lasciare il cibo sempre a disposizione, in particolare se è del tipo secco, in modo che il gatto lo consumi secondo le necessità del suo organismo. Un gatto sano e attivo normalmente mangia la quantità di alimento utile a soddisfare le sue necessità caloriche, e non di più.
Poiché gli alimenti commerciali sono studiati apposta per essere molto appetibili, e il gatto in appartamento ha minori possibilità di praticare esercizio fisico rispetto quello selvatico, in molti casi può essere necessario razionare l’alimento per evitare problemi di obesità. In tal caso la quota totale giornaliera sufficiente a mantenere il gatto in forma può essere divisa in 5-6 piccoli pasti. È importante seguire una routine, lasciando il cibo a disposizione a orari fissi, senza mai cedere alle richieste. Il gatto impara rapidamente gli orari dei pasti, evitando di mendicare in modo incessante. Altrettanto importante è evitare di allungare al micio qualche bocconcino dal proprio piatto, se non si vuole insegnargli a essere insopportabilmente noioso e insistente durante pranzo e cena.
Al momento del pasto molti gatti richiedono qualche coccola dal padrone prima di iniziare a mangiare. Questo comportamento richiama il legame tra il gattino e la madre, con la quale il gatto identifica la persona che si prende cura di lui fornendogli il cibo di cui ha bisogno per sopravvivere. Al momento del pasto, prendetevi qualche minuto per carezzare il gatto e parlargli, in modo da rinforzare il legame che vi unisce.
Il consumo di erba
I gatti amano moltissimo ingerire fili d’erba, cosa che può apparire insolita per un carnivoro. Lo scopo di questo comportamento non è del tutto chiarito. Si ritiene che il gatto mangi erba per indurre il vomito grazie all’azione meccanica dei fili d’erba sulla parete dello stomaco; in questo modo può liberarsi di sostanze indigeribili come il pelo ingerito leccandosi o le ossa più grosse delle sue prede.
In mancanza di erba molti gatti d’appartamento si adattano a ingerire le piante in vaso, con il pericolo di avvelenarsi. Si può ovviare al problema lasciando a disposizione del gatto dell’erba coltivata, di cui si trovano i semi in vendita nei negozi per animali.