Pensiamo al gatto che vive in appartamento e che resta solo per buona parte della giornata perché noi siamo al lavoro, a scuola o in tutt’altre faccende affaccendati.
A poco valgono i giochini che gli abbiamo acquistato, i topini in pelo sintetico, le palline di gomma, il peluche ultramorbido o il pupazzetto sonoro. Quando rientriamo, e spesso il suo miagolio si fa sentire fin dal vano dell’ascensore, è un tutt’uno con le nostre gambe, uno strofinìo quasi ossessivo, un ostacolo a volte insidioso per i nostri movimenti perché è su di sé che vuole la nostra attenzione.
Se poi rientriamo a casa dopo un’assenza di qualche giorno, è molto probabile che micio non ci degni di uno sguardo, che si allontani sdegnosamente rifiutando le nostre carezze e che si rintani per un po’ nel suo nascondiglio preferito prima di concederci il piacere di una coccola. E dire che lo abbiamo affidato alle cure premurose della vicina di casa, anche lei amante degli animali, e che prima di partire abbiamo fatto scorta di quelle crocchette al formaggio che gli piacciono tanto!
E allora, perché? Perché da soli ci si annoia, si diventa tristi e a nulla valgono giochini e palline al formaggio.
Per scacciare la tristezza (anche perché il topino di pelo finto non è poi così divertente, visto che non si lascia mangiare e tanto meno comunica) può essere più interessante inventarsi un gioco creativo, tipo arrampicarsi sulle tende per poi lanciarsi direttamente sul divano, fare la gimkana tra i ninnoli ben allineati sulla mensola, tirare i fili del cuscino di seta, confondere i contorni dei disegni del bel tappeto persiano che c’è in salotto.
E davanti alle nostre crisi isteriche, ai rimproveri, alle minacce o quant’altro, il povero micio solitario proprio non capisce. Se potessimo leggergli nel pensiero forse lo sorprenderemmo a chiedersi: “Che ho fatto di male? E che pretendi? Che dorma tutto il giorno? E poi, sai che gusto c’è a giocare da soli? È già molto se non cado in depressione.”
E a dire il vero, c’è anche chi, in depressione, ci cade davvero o matura una situazione di stress che lo porta a comportamenti anomali.
A volte il micio comincia a leccarsi troppo e a strapparsi ciuffi di pelo o a sporcare fuori dalla sua cassettina igienica; quello che sembra un “dispetto”, spesso è solo un modo per attirare la nostra attenzione. Sgridarlo non serve, se non a peggiorare la situazione.
Se non possiamo concedergli un po’ di più del nostro tempo, allora sarebbe il caso di valutare l’idea di dargli una compagnia, ovviamente di un suo simile. Chi l’ha fatto, non se ne è mai pentito ed ha visto migliorare la qualità della vita, per sé e per il proprio gatto.
Proviamo ad ipotizzare qualche possibile obiezione. “Già uno è un impegno, figuriamoci due!” L’impegno, se mai, é di natura economica, perché bisogna ovviamente mettere in conto due vaccinazioni annuali e qualche scatoletta in più; ma in termini di tempo riempire due ciotole invece di una sola non incide un gran che sul complesso della nostra giornata.
“Con tutti i disastri che mi fa questo da solo, vuoi mettere due?” Ecco un altro timore da sfatare. Perché i due mici non avranno bisogno di assalire le varie suppellettili della casa, ma avranno un compagno di giochi alla pari, con cui, se mai, rincorrersi lungo il corridoio, scambiarsi, quando ne hanno voglia, qualche effusione o comunicare nel loro linguaggio segreto. Saranno sicuramente mici più sereni ed equilibrati ed anche noi, egoisticamente, potremo vivere la nostra assenza con minor senso di colpa e gioire, al rientro, di una duplice, festosa accoglienza.
Resta un altro pregiudizio da sfatare. “Il mio gatto è talmente viziato, possessivo e geloso che non potrebbe tollerare la presenza di un altro animale!” Hai mai provato? E se sì, sei sicuro di aver agito nel modo corretto?
Quante volte commettiamo, seppure in buona fede, degli errori, proprio perché non conosciamo alcune semplici regole di base!
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