Ascoli Piceno, un uomo muore in casa: cane e gatto restano accanto al suo corpo senza vita
I due animali sono stati trovati dai soccorritori accanto al corpo senza vita
di un uomo di 59 anni deceduto nel suo appartamento. Un comportamento che colpisce,
ma non deve stupire per diverse ragioni.
Sono rimasti accanto al corpo senza vita del loro umano per ore, seduti al suo fianco, attirando anche l’attenzione di alcuni vicini che li sentivano lamentarsi. Li hanno trovati così i soccorritori, un cane e un gatto che sono stati poi affidati a un’associazione locale in attesa di trovare loro una nuova casa.
La storia arriva da Ascoli Piceno. La vittima è un uomo di 59 anni, morto con tutta probabilità in seguito a un malore. A trovare il suo corpo sono stati gli uomini della polizia municipale, del 118 e i Vigili del Fuoco, che hanno fatto irruzione nell’appartamento dopo che alcuni vicini hanno riferito di avere sentito miagolii e uggiolii provenienti dall’abitazione. L’uomo non rispondeva alle telefonate e i soccorritori hanno deciso di entrare facendo la tragica scoperta.
Di fianco al corpo senza vita del 59enne c’erano i suoi due compagni di vita, un cane e un gatto che da tempo vivevano con lui. Una vicinanza che ha molto colpito i soccorritori, ma che non deve stupire: è dimostrato ormai che gli animali percepiscono e sperimentano il lutto, sia tra conspecifici sia tra specie diverse, umani compresi. È frequente anche leggere di cani e gatti che restano di fianco ai loro umani di riferimento, un atteggiamento che spesso viene associato alla veglia ma che è in realtà istinto di protezione, desiderio di vicinanza e anche percezione di un cambiamento.
Il lutto negli animali e la forza dei legami e dell’attaccamento
Come spiegato da Elena Garoni, veterinaria esperta in comportamento e membro del comitato scientifico di Kodami, il modo in cui un animale reagisce alla morte di un compagno di vita – sia esso animale o umano – è strettamente legato al tipo di relazione che si viene creare. E nel caso del 59enne di Ascoli Pieno, amici e conoscenti hanno testimoniato come fosse legatissimo ai suoi animali e come se ne prendesse cura in modo amorevole su base quotidiana. Un punto di riferimento venuto a mancare, che ha spinto i due animali a restare al suo fianco probabilmente anche con l’obiettivo di proteggerlo.
«Il cane in particolare è straordinario nel creare una relazione con altri esseri viventi, nello specifico gli umani – ha spiegato Garoni – Noi umani ammantiamo di altri significati vedere un animale rimanere di fianco a un altro essere vivente privo di vita: la veglia per noi è una modalità per superare e accettare il lutto, ci prepariamo all’allontanamento da una persona cara con gradualità e facciamo una serie di riti. I cani naturalmente non ce l’hanno, ma il lutto nei cani esiste».
Anche gli scimpanzé, i delfini e gli elefanti sono stati visti passare del tempo intorno al corpo di conspecifici deceduti, e non solo subito dopo la loro morte, ma anche nei momenti successivi. Il lutto d’altronde è il risultato di una perdita nei confronti di una figura di attaccamento, ed è dimostrato da diverse evidenze scientifiche che gli animali non umani possano provare dolore e siano consapevoli della morte.
Il primatologo Frans de Waal, per esempio, parla di consapevolezza dell’ineluttabilità, riferendosi ad animali che mostrano chiaramente di essere consapevoli del fatto che l’altro non tornerà più. Come quei cani che, per anni, tornano ogni giorno sulla tomba del loro compagno umano deceduto. Non è ancora chiaro come essi acquisiscano questa consapevolezza, e sui gatti, animali ancora più misteriosi da molti punti di vista, si sa ancora meno. Potrebbe derivare dall’esperienza, per esempio, oppure dipendere da una semplice intuizione. Certo è che il legame non si dissolve con la morte, e la storia di Ascoli Picena è un’altra dimostrazione in questo senso.