Cambia lavoro per amore dei gatti diventando un cat-sitter
Appena entra nella casa di nuovi clienti, Simone Pasetto porge la mano… al gatto. «Certo. Mi faccio conoscere attraverso l’olfatto. Con i gatti bisogna partire bene, sono molto esigenti. Se all’inizio ti inquadrano come antipatico, è finita». Lui, Simone, ha 35 anni, abita a Parona, e lavora a San Bonifacio in un negozio di ferramenta.
Ma il mestiere ufficiale, poco alla volta, sta scivolando sempre più in secondo piano rispetto all’altra occupazione, cominciata quattro anni fa per gioco, e ormai divenuta molto impegnativa. Il cat sitter, il “tato” per felini.
«Sì, i gatti sono la mia grande passione fin da quando ero bambino. Ho sempre accettato di badare a quelli di parenti e amici durante le vacanze. A un certo punto mi son detto: perché non provare a trasformare in professione il mio amore per questi meravigliosi animali?»
Prima di imbarcarsi nell’avventura, Simone ha raccolto in consiglio la sua famiglia: la moglie Chiara, la figlia Lucrezia di quattro anni e mezzo, e i quattro gatti di casa: la veterana Agatha «come la Christie», poi Minù, la cucciola Amelie di soli tre mesi, e il povero Poirot, unico maschio. Tutti hanno convenuto che, sì, l’idea del cat sitter non era affatto balzana, per quanto inusuale. Basta infatti una ricerca in internet sulle principali bacheche di accudimento animali, come Petme.it, per rendersi conto di quante persone si propongano come dog sitter per badare ai cani durante l’assenza dei padroni, mentre l’offerta di cat sitter è davvero scarna.
Eppure anche i proprietari di gatti, quando devono stare via da casa alcuni giorni, e non possono portare con sé i propri mici, li vogliono sapere in buone mani: nutriti, dissetati, puliti e coccolati. «Ormai non mi capita più solo di curare i gatti durante le ferie dei relativi padroni, ma anche in occasione di impegni e viaggi di lavoro, visite a parenti fuori città, ricoveri in ospedale e quant’altro», spiega Simone.
«E se all’inizio venivo chiamato quasi esclusivamente nei mesi clou delle vacanze, ossia tra luglio e agosto e a cavallo di dicembre e gennaio, ora il lavoro è ininterrotto nell’arco dell’anno. Tutti i giorni. Garantisco una reperibilità pressoché illimitata». Dunque lo scorso dicembre, prima delle festività natalizie con la conseguente impennata degli incarichi, si è resa necessaria l’apertura della partita Iva.
Subito dopo, Simone ha deciso di dotarsi di Pos portatile: «I clienti trovano molto comodo pagare con carta anziché con il contante». «E poi, da novello cat sitter, mi sono inventato il mestiere un po’ alla volta. Quando incontro un nuovo cliente, gli chiedo quali sono le sue necessità specifiche. A volte c’è da somministrare le medicine a mici un po’ anziani o malati; altre volte bisogna sottoporre la bestiola a lavaggi particolari. Così è nata la formula dell’abbonamento, in cui il proprietario mi commissiona un certo numero di passaggi».
Perché Simone non preleva i gatti dal loro ambiente, ma se ne occupa direttamente a casa loro. E come fa? «Alla mattina mi alzo molto presto per fare alcuni passaggi prima di andare al lavoro al ferramenta; poi altri giri durante la pausa pranzo, e in serata dopo il lavoro. La settimana prossima, per esempio, dovrò visitare sei mici in diverse parti della città… in un unico giorno. Se ce la faccio? Per il momento sì, ma sta diventando dura. Ecco perché sto seriamente pensando di trasformare il cat sitter nel mio primo lavoro». Intanto Simone ha aperto una pagina Facebook che – Cat sitter Verona – conta duemila iscritti. Ed entusiastiche recensioni: «Non andavamo mai via nemmeno due giorni per non lasciare i nostri quattro gatti… Poi abbiamo trovato
Simone».
Fonte: larena.it