La gatta Nina non ce l’ha fatta. Aver conquistato la libertà non è stato sufficiente. Il suo corpo non è sopravvissuto a quell’inferno vissuto per 10 anni, quell’essere cresciuta sin da cucciola con una catena al collo. Il suo cuore ha smesso di battere sabato scorso.
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La sua storia l’abbiamo raccontata solo qualche giorno fa: la gatta era stata individuata, a seguito di una denuncia anonima, in un casolare a Porcia, in provincia di Pordenone. Lì le guardie zoofile dell’Oipa l’avevano trovata con una catena al collo, il proprietario, denunciato per maltrattamenti verso gli animali, aveva sostenuto di averla legata perché non scappasse e finisse sotto un’auto come gli altri suoi gatti.
Lì l’avevano trovata con la testa bassa, con l’espressione di chi si era rassegnata a vivere il resto nella vita privata della sua libertà, in quella scatola di cartone sudicia con grandi difficoltà ad arrivare alla ciotola dell’acqua.
Nina è morta nella clinica veterinaria dove era stata ricoverata, i problemi all’intestino erano troppo gravi. Quell’inferno le era entrato troppo in profondità, neppure le cure degli esperti sono state bastate. I volontari dell’Oipa le avevano anche trovato una famiglia per l’affido giudiziario. Nina aveva trovato la libertà, aveva trovato l’amore. Ma il mostro che aveva dentro l’ha divorata.
Fonte LaZampa
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