Per anni Panther, chiamato Charlie, è vissuto con questa buona samaritana prima di affidarlo ai suoi genitori che, incredibile coincidenza, vivevano proprio accanto a Muturi. A farsi vivo è stato lo stesso gatto che un giorno si è avvicinato al padre di Nguhi mentre era fuori dalla casa di famiglia. L’uomo l’ha lasciato entrare e Panther è subito corso a sedersi nel suo vecchio posto preferito. E quello che era un sospetto è stato confermato dall’esame delle sue zampe: il micio non aveva gli artigli nelle zampe anteriori, ma solo in quelle posteriori. Quel gatto era proprio Panther.
A chi pensa che la storia sia finita qui, manca ancora l’ultima puntata: i vicini di casa che avevano accolto Charlie (ossia Panther) in precedenza avevano un cane Siberian Husky diventato troppo rumoroso e ingestibile e lo avevano affidato proprio a Nguhi che alla fine lo ha adottato. «Alla fine io ho preso il loro cane, loro hanno preso il loro gatto». Nguhi ha definito l’esperienza “surreale”: «Avevo appena accettato la sua morte, ora è surreale averlo vicino a me che mi fa le fusa come se nulla fosse. Ora il mio cuore è pieno».
Powered by WPtouch Mobile Suite for WordPress