“Ho visto un gatto e ho visto la luce – esordisce, ironico, lo scrittore Alberto Mattioli – che mi ha folgorato sulla via di Damasco. Mi sono convertito e sono approdato al “gattolicesimo”, che attualmente è la mia religione”.
Una “conversione” arrivata in tarda età, perché “in casa mia, a parte i miei familiari, non c’erano altri animali”, ma ha subito rimediato, facendosi adottare da ben due gatte, che portano entrambe il nome di famose opere liriche: Violetta e Isolde.
“Vanno matte per la musica classica, come tutti i gatti del resto, e se ne intendono molto più di tanti critici che conosco, me compreso – racconta il giornalista gattolico -. Violetta ama Wagner, il Parsifal in particolar modo, mentre Isolde preferisce il barocco. Tutte e due adorano ascoltare musica placidamente distese sulla mia larga pancia, regalandomi momenti di pura estasi. Sono proprio un uomo fortunato”.
E’ stata la consapevolezza della sua buona sorte a convincerlo a scrivere il libro, un libro che fosse rivolto non ai gatti, ma ai loro “umani”, per consigliarli a mettersi volontariamente e felicemente al loro servizio.
“Il gatto – afferma Mattioli, fra il riverente e l’irriverente – rende l’uomo migliore. La sua presenza è taumaturgica. Abbiamo bisogno di gatti in ogni dove e in ogni campo, soprattutto in politica.
I tempi della politica sono troppo veloci e la riflessione viene meno, fermo restando che chi fa politica sia anche capace di riflettere. Nulla stimola il ragionamento come una lunga seduta in compagnia di un gatto. Lui rifugge dai furori, dalla fretta, dai gesti spicci, dalla volgarità, e la politica, in generale, e quella italiana, in particolare, è notevolmente volgare. Inoltre, a differenza di tanti politici, il gatto non è mai ipocrita”.
La simpatica devozione dello scrittore per i felini e per la sua famiglia con zampe e vibrisse contagia la platea. Anche la moderatrice Maria Rita De Alexandris, “cane munita”, come si è definita all’inizio della presentazione, ride divertita. Gli aneddoti sul mondo gatto, riportati da Mattioli durante la conferenza, sono numerosi e lui li racconta con un linguaggio colto e raffinato.
Tante anche le citazioni perché, come dice questo fan sfegatato, “il gatto piace alla gente che piace” e la storia è piena di umani che hanno subito il fascino dell’eroe peloso e antiborghese per eccellenza. L’imperatore Augusto, Leonardo, il cardinale Richelieu, Petrarca, Maometto, Churchill sono solo alcuni esempi. Il gatto ha conquistato il passato e conquisterà il futuro, Mattioli ne è convinto, non è un caso che i micini, futuri dominatori, spopolino sul web.
E anche se sono tante le false dicerie sul loro conto, messe in giro da gente invidiosia, i buoni motivi per farsi adottare dai gatti sono di più.
“Un gatto non dice mai sciocchezze – afferma Mattioli –, non è intollerante, idioti a parte. Non è mai ridicolo, ma può essere buffo. Non commenta la moviola. Non ti chiede che fine abbia fatto la Sinistra. Non abbaia”. Su questo ultimo punto la concorrenza che è in platea si fa sentire, un bassotto, accucciato sotto la sedia della sua padrona, mugola educato. Per il poveretto non deve essere stato facile sentir tessere, in continuazione, le lodi del nemico e per giunta sopra la calda e nuda terra. Se al suo posto ci fosse stato un gatto, non avrebbe palesato la sua presenza, anzi, si sarebbe goduto il freschetto della sera, incurante di ciò che accadeva intorno, acciambellato sulla sedia, con la sua “umana” come cuscino. E Mattioli, accarezzando il bassotto, glielo fa notare.
Libro: Il gattolico praticante, esercizi di devozione felina, edito da Garzanti, , di Alberto Mattioli
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