Secondo una ricerca del biologo inglese, John Bradshaw, i gatti si comportano con gli esseri umani come si comporterebbero in natura con un felino più grosso che fa da sostituto alla madre. Tenere la coda in alto è “il modo più chiaro con cui dimostrano affetto”
ROMA – Il tuo gatto pensa che anche tu sia un micio, un grande micio. Almeno secondo quanto riportano gli studi del biologo inglese John Bradshaw dell’Università di Bristol. Bradshaw è l’autore del libro “Cat sense”, in cui racconta cosa succede nella mente dei gatti quando interagiscono con gli esseri umani e non solo. Lo studio, lungo 30 anni, parte dal punto di partenza che i gatti, a differenza dei cani, sono animali ancora essenzialmente selvatici. I cani sono stati addestrati nel corso del tempo e i loro comportamenti si sono distanziati di molto rispetto a quelli del lupo, il loro antenato. I gatti no, sono rimasti gli stessi fin da quando, 5mila anni fa, hanno cominciato ad avvicinarsi all’uomo.
Il risultato di questa differenza – scrive il New York Times che ha recensito il volume – è che i gatti interagiscono con le persone, facendo riferimento sui comportamenti sociali che conoscono in natura. Così le fusa indicano alla mamma di restare e continuare a dar loro da mangiare e le massaggiano la pancia per prendere il latte. Allo stesso modo, strofinarsi è un gesto tipico che hanno i gatti piccoli verso quelli più grandi per esprimere amicizia. Quando si comportano così con gli esseri umani, lo fanno perché li considerano gatti più grandi che sostituiscono la mamma. Ad esempio tenere la coda in su è il classico modo per salutarsi ed “è probabilmente il modo più chiaro con cui mostrano il loro affetto verso di voi”, scrive Bradshaw.
Il consiglio che dà il biologo è che i rapporti con il micio dura più a lungo se è il gatto ad avvicinarsi per primo: “La cosa migliore è aspettare che metta la coda in su prima di interagire con lui” confida Bradshaw all’Huffington Post.
FONTE: www.repubblica.it
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