LO STUDIO. Lo scopo dell’indagine era valutare se il possesso di un cane o di un gatto fosse in grado di modulare gli squilibri dell’attività nervosa autonoma cardiaca nei pazienti con patologie correlate allo stile di vita come diabete mellito, ipertensione e iperlipemia. I ricercatori hanno quindi coinvolto con analisi e interviste 191 pazienti con età media di circa 70 anni, divisi in proprietari e non proprietari di pet.
Dal confronto tra i due gruppi sarebbe appunto emerso l’interessante risultato: il cuore di chi ha abitualmente a che fare con animali domestici è maggiormente in grado di rispondere a situazioni diverse, come ad esempio agli eventi stressanti. Nei primi si è rilevata, infatti, una maggiore variabilità del ritmo cardiaco rispetto ai secondi che, per gli studiosi sarebbe appunto un indice delle capacità di adattamento dell’organismo alle diverse situazioni ambientali che, momento per momento, ci si presentano. Il possesso di un animale, spiegano, dunque, gli autori, “può essere considerato un modulatore indipendente degli squilibri dell’attività nervosa autonoma cardiaca. Probabilmente – concludono – gli animali svolgono un ruolo di sostegno sociale, aiutano cioè a ridurre lo stress e possono soddisfare alcune esigenze di compagnia“.
Fonte: Adnkronos Salute
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