Molti affermano che il proprio gatto (vale anche per il cane) sia capace di atti di vendetta conseguente a rimproveri “mal digeriti”. Tenendo conto che, allo stato attuale, non è stato ancora dimostrato che il gatto sia capace di sentimenti come la vendetta, è utile sapere perché certe volte il nostro gatto si comporta proprio come se ce la volesse far pagare per un torto subito. Per comprendere tale atteggiamento dobbiamo conoscere i meccanismi di apprendimento del gatto che essendo molto differenti da quelli umani non permettono in nessun modo l’applicazione dei concetti di educazione validi per l’uomo. Un gatto che compie una azione non corretta a cui fa seguito una punizione è capace di associare le due cose solo se la punizione gli viene impartita durante l’azione stessa o al massimo entro un tempo massimo di soli 5 secondi dalla fine dell’azione stessa. In altre parole, mai e poi mai un gatto capirà di aver compiuto un comportamento scorretto se la punizione gli arriverà dopo anche solo pochi minuti dall’evento.
Facciamo un esempio:
ai nostri occhi sarebbe corretto sgridare il nostro gatto se la sera, quando torniamo dal lavoro, troviamo la nostra bella pianta di fiori completamente distrutta.
Sicuramente l’impulso di un “…ora te la faccio pagare…” sarebbe più che comprensibile ma sarebbe solo un nostro sfogo senza la minima possibilità di apprendimento da parte del gatto.
Purtroppo invece quasi sempre non si resiste all’ira e puniamo il nostro gatto pensando che più è decisa la punizione e migliori saranno i risultati. Ma purtroppo non è così. Non solo non otteniamo il benché minimo cambiamento di comportamento ma creeremo i presupposti di una grande inimicizia.
Proviamo a vedere la situazione con gli occhi del gatto.
Come detto prima, le sue capacità logiche e di memoria non gli permettono di associare l’azione errata (distruzione della pianta) con la punizione che gli è arrivata successivamente quindi assocerà la punizione a quello che stava facendo in quel momento, cioè molto probabilmente niente. L’unico risultato che otterremo è che lui assocerà le punizioni a chi gliele ha impartite identificandolo come un soggetto negativo, da temere.
Ritornando al precedente esempio, cosa succederà?
Noi rinvaseremo la nostra bella pianta sicuri che la decisa punizione ha scongiurato per sempre qualsiasi altro attacco. Il gatto invece non ha minimamente capito per quale motivo è stato punito, tanto più non ha capito che non deve toccare la pianta. Il giorno successivo il risultato è scontato: la pianta sarà di nuovo mira della sua attenzione, ma con una novità: al nostro rientro, il gatto ha un atteggiamento guardingo, timoroso. Per chi non conosce il comportamento animale e si rifà alle nozioni di comportamento umano trae la facile deduzione che il gatto si comporta così perché in assenza del proprietario ha nuovamente distrutto la pianta per vendicarsi delle punizioni del giorno precedente ed ora sapendo di aver sbagliato ha un atteggiamento di questo tipo. Interpretando il fatto secondo la logica felina capiremo che nessun gatto è capace di un atto di vendetta. Il suo comportamento è semplicemente la conseguenza del fatto che lui nonostante tutto non ha ancora capito che non deve toccare la pianta ma ha imparato che il suo umano lo punisce senza motivo quindi è un essere a cui si deve temere e stare lontano facendogli assumere quel atteggiamento timoroso.
Ora sicuramente molte persone saranno pronte ad affermare che il loro gatto ha corretto il proprio comportamento con la tecnica dell’esempio. Questo è possibile, ma non per i meccanismi che noi crediamo. Tornando sempre all’esempio di prima possiamo dire che se il proprietario continuerà a punire il proprio gatto ogni volta che torna a casa dopo un po’ di tempo il gatto smetterà di toccare la pianta facendoci credere che con grande difficoltà alla fine ha capito la lezione. Ma non è così.
Molto probabilmente avremo raggiunto il risultato atteso ma sicuramente i meccanismi non sono stati quelli che crediamo e non solo. Con frequenti punizioni, agli occhi del gatto immotivate, abbiamo ottenuto un soggetto che non sa più quale è, per lui, un comportamento corretto e quindi diventerà un soggetto inibito, pauroso ed insicuro che non solo non toccherà più la pianta ma non giocherà più o accetterà con grande difficoltà le attenzioni del padrone. In definitiva avremo perso per sempre la possibilità di instaurare un rapporto particolare con il nostro gatto perdendoci sensazioni inimmaginabili.
Fonte: Gatti&Cats
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