Il nostro felino ci spinge a concentrarci sulle emozioni


ulissecoccoleCi nutrono affettivamente, fanno compagnia, sono una fonte di amore incondizionato. Gli animali con i quali viviamo possono darci molto. Diversi studi negli ultimi vent’anni hanno dimostrato che la presenza di un amico peloso in casa è in grado di ridurre lo stress percepito, addirittura comporta un minor rischio di allergie, asma e tosse nei bambini. In particolare, chi vive con un gatto risulta meno esposto ad infarto e ad altre malattie cardiovascolari rispetto a chi non ne ha mai posseduti. I piccoli felini domestici sembrano avere effetto protettivo sulla nostra salute abbassando la pressione sanguigna e inducendo il rilasciamento di dopamina e serotonina, sostanze che ci fanno sentire meglio e sostengono il sistema immunitario. Ma la loro amicizia può anche altro. Osservando il nostro micio possiamo imparare molto dal modo in cui entra in relazione con noi, cosa si aspetta, ci chiede, come riesce a farci stare bene.

Possiamo assimilare qualcosa dalla sua eleganza e saggezza. Dal suo modo di essere discreto e riservato. Anche sexy. Di saper oziare in santa pace, come se stesse facendo la cosa più importante del mondo mentre intorno a lui gira tutto vorticosamente. È possibile inoltre prendere spunto dalla sua curiosità, dal modo in cui è disposto a sperimentare. Da come riesce ad essere indipendente affermando la propria individualità. Questa sua disposizione ci può far capire come si può stare bene nella propria autonomia, elaborando idee originali, non dipendendo da altri, non seguendo superficialmente la folla ma i propri pensieri. Ma soprattutto possiamo riflettere sul modo in cui è legato a noi e definisce il rapporto. È affettuoso però non appiccicoso, sa essere caldo e morbido ma non richiedente e pesante. È lui che comanda in un certo senso, sulla base delle sue esigenze, del volere del momento. Ama le coccole ed è anche schivo, a volte sdegnoso.

Non si fa invadere. La dipendenza affettuosa che ha con i compagni umani è ben gestita. Non vuole e non può essere dominato, non si lascia sottomettere, non ha bisogno di essere sostenuto. Non si sacrifica, non rinuncia, non si priva. Ci dice “So fare anche da me però se ci sei sono contento”, “Non sono tuo, non puoi fare di me ciò che vuoi anche se ci apparteniamo”. La danza della relazione deve essere gestita anche da lui. Ci suggerisce che a volte bisogna mantenere i confini pur essendo attratti in modo irresistibile o abbiamo desiderio di “irrompere” nell’altro. Ci mostra che ci sono momenti in cui bisogna tenere le distanze, non si possono oltrepassare i margini di sicurezza. “Posso graffiarti pur amandoti”.

Ci fa capire che per stare bene insieme non è necessario condividere tutto, stare attaccati ogni momento. Ci fa vedere come destreggiarsi tra autonomia e dipendenza. Non fa del legame un vincolo, “Sono con te ma non sono te, non puoi andare oltre, non puoi abusare di me, non sono nelle tue mani”. Ci mostra libertà ed emancipazione in un legame stretto e profondo. A volte sembra farlo in modo nevrotico e instabile, esprimendo un attaccamento di tipo evitante o ambivalente, come quando ci accoglie, sembra gradire le coccole e improvvisamente cambia idea e se ne va. Ma sa poi recuperare. Si muove elegantemente con assertività nei legami affettivi. Fondamentalmente ci dice che ci ama ma non ha bisogno di noi. Cosa che noi invece non sempre sappiamo fare nelle nostre relazioni importanti. A volte ci leghiamo in modo morboso, ci mettiamo il guinzaglio imitando i cani, piuttosto. Ci attacchiamo all’altro in modo ansioso, incapaci di separarci e renderci autonomi. Eppure il nostro gatto ci fa vedere come essere indipendenti sapendo poi dare in modo incondizionato, accogliendo l’altro in modo profondo. Come quando ci cerca, si rotola sulla schiena, ci fa vedere la pancia, esponendo la sua vulnerabilità. Potremmo imparare da lui anche questo perché non è così facile riproporlo nei rapporti. Spesso il nostro passato, le nostre esperienze ci ricordano che forse è meglio non fidarsi, non lasciarsi andare, che è più conveniente avere riserve, non mostrare le nostre fragilità. Non riflettiamo su come ci sentiamo bene invece
quando siamo accolti e quando accogliamo gli altri in modo libero e di come questi aspetti siano fondanti dei legami, possano nutrirci e guarirci.

Il nostro felino domestico ci spinge inoltre a concentrarci sulle emozioni. Non è facile intuire cosa sta vivendo, abbiamo difficoltà ad interpretarlo, spesso è sfuggente e misterioso. Lui invece riesce a sintonizzarsi con noi, a cogliere i nostri stati d’animo, colorando la relazione di sfumature emotive estremamente sottili. Attraverso la sua vicinanza possiamo così esercitare la nostra intelligenza emotiva, affinare la capacità di entrare in relazione intensa, imparare a sintonizzarci sull’altro empaticamente, realizzando un vero incontro. Non solo per cercare di capire e farci capire meglio dal nostro gatto e dagli altri ma per comprendere più a fondo noi stessi.

Articolo di: Dott.ssa BRUNELLA GASPERINI, PSICOLOGA

Fonte: D.REPUBBLICA.IT