Ipertensione felina un’insidiosa patologia che nei gatti può danneggiare diversi organi interni

Prima campagna di sensibilizzazione e prevenzione contro l’ipertensione felina: a questo è dedicato il mese di maggio, lo stesso in cui ricorre la Giornata dell’Ipertensione umana (il 17 maggio). In pochi lo sanno ma si tratta di un’insidiosa patologia che nei gatti può danneggiare diversi organi interni. Un’iniziativa importante (www.amodeus.vet/it/) alla quale aderisce anche la veterinaria carpigiana Elena Birba, con ambulatorio a Novi: “effettivamente poche persone hanno sentito parlare dell’ipertensione felina, anche se nel mondo veterinario è ovviamente un problema noto da tempo e se ne conoscono bene i rischi. Si tratta di una patologia che, come nell’uomo, consiste in un aumento costante della pressione sistemica. Anche per gli animali esiste un’ipertensione primaria, ma nel gatto è inferiore al 20%”.

Che cos’è l’ipertensione primaria?

“Si tratta di un aumento della pressione non causato da una patologia sottostante. La maggior parte dei casi riscontrati nel gatto, invece, sono episodi di ipertensione secondaria, ovvero provocati da altre patologie”.

Quali sono le cause più frequenti e cosa comporta l’ipertensione?

“L’insufficienza renale cronica e l’ipertiroidismo sono le cause più frequenti di ipertensione. L’innalzamento della pressione può causare gravi danni agli organi interni del gatto. Gli organi più vulnerabili sono il cervello, il cuore, il rene e l’occhio. Il cuore e l’occhio sono quelli che più frequentemente risentono dell’ipertensione con, rispettivamente, soffi cardiaci o problemi di aritmie, deficit visivi, cecità improvvisa o dilatazione dell’occhio. Più raramente si registrano danni al cervello (vocalizzazioni notturne, vale a dire forti e continui miagolii durante la notte, segni di disfunzione cognitiva e, nei casi più gravi, addirittura convulsioni o coma) o al rene, l’ipertensione può causare insufficienza renale e viceversa per cui si può innescare un pericoloso circolo vizioso”.

Prima di arrivare a tali conseguenze, il gatto iperteso manifesta sintomi particolari?

“Purtroppo no, l’ipertensione si sospetta molto più spesso nelle fasi terminali della malattia, quando il danno agli organi bersaglio è talmente grave da manifestarsi con sintomi clinici quali affaticamento, perdita di peso, aumento della sete, cecità… Il consiglio è quello di agire in prevenzione, iniziando a fare controlli di routine a partire dall’età di 7 anni. Sarebbe bene, ad esempio, inserire accanto al protocollo vaccinale annuale un esame del sangue completo e la misurazione della pressione”.

Come si misura la pressione a un gatto?

“E’ certamente più difficile provare la pressione al nostro micio che a un uomo. Essendo dal veterinario il gatto solitamente si agita e lo stress può comportare un aumento della pressione misurata, occorre quindi stare molto attenti che il risultato non venga compromesso dallo stato d’animo dell’animale. Ci sono due metodiche: il doppler (a oggi il gold standard) o l’oscillometrico. In entrambe le metodiche si utilizzano bracciali simili a quelli usati nell’uomo, ciò che cambia è il metodo di rilevamento della misurazione”.

Esistono soggetti più a rischio, cioè gatti maggiormente predisposti?

“No, l’ipertensione è una patologia del gatto anziano e non esistono particolari predisposizioni di razza o di sesso. Gli animali, come noi, stanno aumentando la propria aspettativa di vita e sono sempre più frequenti i disturbi legati all’età avanzata”.

Fonte: temponews.it

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