La rara apparizione del serval nero
ESCLUSIVA FOTOGRAFICA Solitamente questi piccoli felini hanno una pelliccia simile a quella dei ghepardi. Ma quello sorpreso in Kenya dal fotografo naturalista Sergio Pitamitz vanta un manto del tutto diverso
Per Sergio Pitamitz, vedere un gatto nero è stato un colpo di fortuna.
Mentre guidava un tour fotografico nel Lualenyi Camp in Kenya, una riserva privata vicino allo Tsavo National Park, il 18 febbraio Pitamitz (autore del recente servizio “Dieci anni di foto per i grandi felini”) ha notato una macchia nera che si muoveva nell’erba. Ha fermato il veicolo e aspettato.
Nel giro di pochi minuti un serval di un nero corvino – un felino selvatico che solitamente ha una pelliccia simile al ghepardo – è passato lentamente di fronte al gruppo di persone, stupite, per poi sparire nuovamente in mezzo alla vegetazione.
“Quando ti occupi di fotografia naturalistica sei sempre alla ricerca di qualcosa di raro, di strano”, dice Pitamitz. “È stato assolutamente incredibile”.
L’animale è melanistico, ovvero nei suoi geni c’è una mutazione che determina la formazione di più pigmenti scuri rispetto a quelli chiari, spiega Eduardo Eizirik, biologo ed esperto di melanismo felino alla Pontifical Catholic University di Rio Grande do Sul, in Brasile.
Nonostante sia piuttosto comune tra i gatti selvatici, documentato in 13 delle 38 specie note, questo tratto è abbastanza raro tra i serval: nella letteratura scientifica esistono solo sei casi noti di serval neri, tutti avvistati tra Kenya e Tanzania, dice Eizirik.
Nero come il carbone
Il felino melanistico più famoso è la pantera nera, un termine generico che comprende tutti i leopardi dal manto scuro che vivono in Asia e Africa, ma anche i giaguari neri del Sudamerica.
Eizirik e colleghi hanno scoperto otto mutazioni distinte che portano al melanismo nei felini e tutte sembrano essersi evolute in maniera indipendente. Ma il perché questo sia successo è una questione più intricata.
È possibile che un manto scuro offra ad alcuni felini melanistici un miglior camuffamento mentre cacciano, specialmente negli ambienti scarsamente illuminati. Le pantere nere, ad esempio, sono molto numerose nelle fitte foreste pluviali della Malesia peninsulare ma non nei deserti dell’Asia Centrale.
In presenza di climi soleggiati, l’evoluzione potrebbe aver agito selezionando “contro” il melanismo, perché una pelliccia nera rischia di far riscaldare troppo l’animale, dice Eizrik.
Nonostante non ci siano ragioni evidenti perché un serval kenyota sviluppi il melanismo, Eizirik sospetta che il felino avvistato di recente se la cavi benissimo, riposandosi di giorno e cacciando durante la notte.
Un “gufo” felino in agguato
Noti come i gufi della famiglia dei felidi, i serval sono cacciatori notturni che sfruttano le loro orecchie giganti per scovare i roditori che frusciano nell’erba alta, dice Jim Sanderson, esperto di piccoli felini e manager di Global Wildlife Conservation, che ha sede in Texas.
I serval “possono saltare molto in alto e con le loro lunghe zampe anteriori e artigli affilati intrappolano un roditore prima ancora che possa reagire”, spiega Sanderson via mail.
Diffusa in tutta l’Africa subsahariana, la specie non è minacciata ma le sue abitudini notturne la rendono rara da avvistare durante i safari. Per questo Pitamitz si considera doppiamente fortunato. “Potete immaginare quanto sia difficile avvistare un serval” durante un tour fotografico, conclude. “Un serval nero…quello è quasi impossibile”.
fonte: www.nationalgeographic.it