Le sette vite dei gatti tra miti e leggende

Sono diverse le leggende che riguardano il gatto; una delle più diffuse è quella secondo la quale si vorrebbe che questo meraviglioso animale fosse dotato di sette vite.

È vero, può succedere che un gatto, caduto da un’altezza anche notevole, riesca a salvarsi o, addirittura, a uscirne indenne, ma ciò è dovuto, più che a poteri soprannaturali, al suo straordinario senso dell’equilibrio che gli permette di calcolare velocemente la posizione e di atterrare sulle quattro zampe, attenuando l’impatto.

Allora da dove viene questa strana credenza che attribuisce ai gatti sette vite (che diventano nove secondo il detto inglese “to have nine lives as a cat”)?

Nel pensiero dei matematici e dei filosofi antichi “sette” è il numero della perfezione, sette sono le note e sette i giorni, così come i mari secondo gli antichi Greci. Si entra perciò in un’aura un po’ magica che ben si confà all’amico felino, magia che lo ha fatto diventare, in alcune parti del mondo, come nell’Egitto dei Faraoni, quasi una divinità. In Egitto, infatti, veniva adorata la dea Bast che possedeva il corpo di donna e la testa di gatto ed era il simbolo della fecondità e della bellezza; un’altra curiosità legata ai gatti sta proprio nel nome della dea: essa veniva infatti chiamata anche “Pash” da cui, secondo alcuni studiosi, deriverebbe “puss”, il richiamo tipico utilizzato per attirare l’attenzione dei mici.

Un’altra leggenda narra che un giorno Buddha avesse messo i suoi gatti di guardia all’albero della Sura: questi però, curiosando qua e là, trovarono un liquido secreto dalla pianta, considerato molto velenoso, lo bevvero e caddero in un sonno profondo. Dopo un po’ di tempo, però, si risvegliarono più vispi e in salute che mai. Per questo, in Oriente, i gatti sono il simbolo della rinascita, così come, del resto, lo sono nel mondo anglosassone.

Tra i popoli di cultura latina il giorno 17 è considerato nefasto: il 17 in numeri romani è XVII che, anagrammato, forma la parola VIXI, cioè VISSI, inteso come “sono morto”; per il popolo anglosassone, invece, significa “sono vissuto”, inteso come “sopravvissuto”. Le sette vite del gatto sono perciò simbolo di reincarnazione e vittoria sul malocchio. E in febbraio, il 17 appunto, si festeggia la giornata del gatto.

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