Maneki Neko Letteralmente significa “gatto che ti chiama” o “gatto della fortuna”
Molte volte vedendo i filmati Giapponesi sui gatti non possiamo non notare che hanno un campanellino intorno al collo, per noi occidentali è come una specie di “tortura” ma le origini di questa usanza sono molto antiche.
Il Maneki Neko (招き猫) è una diffusissima scultura giapponese, fatta di porcellana, vetro, plastica o ceramica, che si pensa porti fortuna. Letteralmente Maneki Neko significa “gatto che ti chiama” o “gatto della fortuna” e raffigura un gatto che chiama o saluta con il cenno di una zampa alzata.
In Giappone la si può trovare anche esposta fuori nei negozi, nei ristoranti o in altre attività commerciali proprio perchè si dice che porti bene e tanta fortuna. Davanti ai negozi, se si trova un Maneki Neko con la zampa destra alzata si dice che attira il denaro se invece tiene alzata la zampa sinistra allora attira i clienti.
Origini del Maneki Neko
Stabilire l’origine certa di questa credenza non è affatto facile poichè si intersecano tra loro storie e leggende diverse. Come per tutti i popoli, questa è una credenza che ha le sue origini in leggende e miti legati alla superstizione.
Questa credenza tuttavia non è solo giapponese; il gatto è un animale che è stato venerato, adorato o temuto in moltissime culture del mondo, dall’Occidente sino all’Oriente. Originariamente i gatti erano considerati come esseri che controllavano tutti quei roditori che distruggevano i campi e i raccolti. Questa credenza iniziò e si sviluppò nell’antico Egitto e tutt’ora viene ancora un pò creduta in molte parti del mondo. Proprio per la natura tanto misteriosa di tale animale, per il suo atteggiamento e le sue abitudini notturne, la sua natura venne associata, nel Medioevo, alla stregoneria e al mistero.
Questa è l’idea che ha ancora la tradizione occidentale del gatto. In Oriente invece il gatto continua ad essere adorato come divinità e ha diversi e importanti ruoli in molte cerimonie religiose.
In Giappone i gatti arrivarono circa 1000 anni fa attraverso la Cina, la fama del gatto tuttavia non era del tutto positiva, anzi, venivano creduti malvagi. Infatti proprio per questo, i primi animali portafortuna che vennero usati in Giappone furono i Tanuki (procioni) e gli Inari (volpi): erano questi due gli animali considerati i portatori di buona fortuna e auspicio negli affari. Ma a questi due oggi si affianca anche il gatto!
Però… come si arrivò a pensare che anche il gatto potesse portare fortuna?
Leggenda del Maneki Neko
C’era una volta un tempio, chiamato Tempio di Gotoku, situato in un quartiere povero di Edo (oggi Tokyo). Era un tempio malandato e trascurato; il salone principale era privo di splendore e il suo altare era ridotto a un semplice pezzo di legno.
All’interno di questo decadente edificio un monaco tre volte al giorno, rivolto verso l’altare, pregava col capo rivolto verso terra e recitava preghiere dopo preghiere. Il monaco non aveva mai perso la speranza che quel luogo potesse ritornare all’antico splendore, e pregava di poter trovare fondi a sufficienza per poterlo restaurare.
Una sera mentre il monaco si apprestava a cucinare, notò un gatto seduto all’ingresso. Ebbe pietà dell’animale e divise con lui la sua cena. Quando finirono il gattino miagolò come per volerlo ringraziare e cominciò a fare le fusa. Da quel giorno, ogni sera il gatto tornava dal monaco che divideva con lui la sua cena.
Una sera, abbattuto per le disastrose condizioni del tempio, disse al gatto: “ah se solo fossi un uomo e non un gatto, forse potresti essermi più di aiuto”! Il gatto lo guardò, strofinò la testa e rispose con un dolce “miao”!
Poco dopo si scatenò un violento temporale e in quelle vicinanze un ricco feudatario e i suoi samurai stavano cercando riparo dopo una battaglia a Osaka. Nel bel mezzo della pioggia, Naotaka, il ricco feudatario, vide il gattino che alzava la zampa come se volesse salutarlo; Naotaka lì per lì si stupì nel vedere un gattino stare fuori in mezzo ad una tempesta, così si avvicinò al micio. Mentre si chinava il gatto si allontanò un pò come per intimargli di seguirlo fino a che non lo portò al tempio di Gotoku dove c’era ancora il monaco che si stava riparando.
Il monaco vedendo il feudatario e i suoi uomini gli offrì riparo e un posto vicino al fuoco. Naotaka rimase molto colpito dalla gentilezza del monaco tanto che decise di restaurare quel tempio e farlo diventare il suo tempio di famiglia. Da quel giorno quel luogo prosperò e portò a molti tanta fortuna. Nessuno di loro potè mai dimenticare quella notte: il gatto aveva guidato Naotaka e i suoi uomini verso un rifugio sicuro ed aveva fatto si che venissero esaudite le preghiere del monaco.
Quando alcuni anni dopo il gattino morì, il monaco gli eresse una statua in suo onore che lo raffigurava con la zampa alzata mentre saluta e lo posizionò nel giardino del tempio.
Da qui nacque la leggenda del Maneki Neko, il “gatto che saluta”. Ovviamente questa è la più conosciuta ma altre sono le leggende che vedono comunque il gatto come un animale di buon auspicio che anche nei momenti più impensati appare per soccorrere, aiutare e portare fortuna e augurio.
Accessori del Maneki Neko
I Maneki Neko, si sa, sono famosi soprattutto per una caratteristica: la zampa alzata. Alcuni dicono che se la zampa sollevata è la sinistra porta denaro e fortuna, se è la destra allora fortuna e salute. Addirittura una credenza popolare vuole che più la zampa è sollevata e maggiore sarà la buona sorte.
Però oltre alla zampa sollevata, i Maneki Neko di solito portano sempre qualche accessorio come ad esempio un collarino, un bavaglino oppure un campanello come semplice decorazione. Inoltre il gatto nell’altra zampa che non solleva tiene sempre rappresentata una moneta d’oro chiamata Koban (moneta usata nel periodo Edo).
Un Koban anticamente valeva quanto un Ryo (altra moneta antica giapponese) che può essere paragonato oggi a 1000 dollari. Ovviamente il perchè tiene una moneta deriva dal fatto che il gatto deve attrarre fortuna e ricchezza. Addirittura ci sono oggi anche i Maneki Neko usati come salvadanai, usanza che risale alla fine dell’Ottocento.
I colori del Maneki Neko
Il Maneki Neko oggi viene rappresentato in una vasta gamma di colori ognuno con il suo significato:
- Bianco: è il Maneki Neko standard che già di per sè porta fortuna ed è il più diffuso.
- Nero: si dice che porti fortuna e tenga lontano gli influssi negativi.
- Rosso: è un colore protettivo che per la sua vivacità tiene lontani gli influssi e spiriti maligni.
- Oro: è associato alla ricchezza e al benessere economico.
- Rosa: il rosa non è un colore che fa parte della tradizione però oggi esiste ed è associato ai sentimenti e all’amore
- Verde: è di buon augurio nel conseguimento di obiettivi importanti, specie nello studio e riconoscimenti accademici.
- Viola: è di buon augurio per la realizzazione dei propri sogni
- Azzurro: propizia e aiuta nella crescita interiore e sicurezza personale.
Inizialmente i colori erano solo decorativi ma ora vengono associati ad un significato ben preciso. Non mancano perciò i collezionisti che amano collezionarne di tutti i tipi, misure e valore.
Chi è infine incuriosito dalla figura del Maneki Neko, può anche visitare il Tempio di Ise durante una festa chiamata Kuru Kuru Maneki Neko Matsuri, che si svolge il 29 settembre e dura fino al 10 ottobre.
In quel periodo in quell’area vi sono alcuni negozietti specializzati in Maneki Neko e non mancano bancarelle e celebrazioni in onore del piccolo gattino.
Buona Fortuna!
Miaooo!