Nel 2018 a Torino è arrivato il cane ‘antiveleno’. Nel pomeriggio, in alcune aree verdi, si è svolta l’esercitazione dell’unità cinofila del servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana, messa in campo a seguito delle segnalazioni di “polpette avvelenate” contro animali sgraditi ad alcune persone.
Ad assistere ad alcune fasi dell’esercitazione c’era Barbara Azzarà, consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora. “Oltre a essere un metodo molto scorretto di soluzione di un eventuale problema di convivenza tra animali e uomo, l’abbandono di esche e bocconi avvelenati è un reato – ha detto –. Il veleno sparso per eliminare animali indesiderati è un pericolo per gli altri animali, ma può anche entrare nella catena alimentare, con conseguenze gravissime”.
Myrtille ha tre anni e mezzo e il suo lavoro quotidiano al fianco di Carlo Geymonat è quello di rintracciare esche avvelenate o contenenti materiale tagliente, come chiodi o vetro, che molto spesso vengono seminati tra i boschi per contrastare, in modo del tutto illegale, la presenza dei lupi o di altri canidi predatori. Ha già all’attivo molte attività sul campo, nei Comuni di Sauze d’Oulx e Bardonecchia, dove ha dato prova della sua abilità e soprattutto dell’importante rapporto creato con il suo padrone.
“E’ un rapporto molto importante quello tra uomo e cane, – racconta Carlo Geymonat – perché è quello che ha reso possibile addestrarla nel modo più corretto e che le permette di svolgere la sua attività proprio come se fosse un gioco, anche durante le azioni preventive che svolgiamo su tutto il territorio provinciale”.
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