Un altro metodo con cui l’uomo comunica con il gatto è legato ad alcuni gesti ben precisi. Tra questi uno dei più frequenti e comuni consiste nell’attirare l’attenzione dell’animale chiamandolo per nome e picchiettando sul pavimento la sua ciotola della pappa. A molti sarà invece capitato di addormentarsi e di ritrovare al risveglio il proprio gatto appisolato vicino oppure di leggere il giornale con il gatto accoccolato in grembo oppure sul tavolo o sul giornale! Ovviamente, per ragioni fisiologiche, i gatti non possono parlare con L’umano, ma intuiscono perfettamente i messaggi e i comandi che vengono loro rivolti.
Il gatto può imparare a comprendere un certo numero di parole, ma per lui sarà sempre più significativo il tono con cui una parola viene pronunciata che non la parola stessa. Se mentre lo coccoliamo gli rivolgiamo con voce carezzevole una serie di insulti, il gatto recepirà le parole come complimenti, mentre se gli diciamo con tono severo e voce dura “bravo!” lo recepirà come un rimprovero! Poiché per comunicare il gatto utilizza molti suoni diversi, privi di significato letterale, ma ricchi di significato dal punto di vista della tonalità, è logico che interpreti nello stesso modo il nostro linguaggio. Per questo i comandi negativi come “no” e “basta” devono essere espressi sempre con lo stesso tono severo per aiutare l’animale ad associare un certo suono a una certa intonazione, favorendo la comprensione. Nel linguaggio del gatto sono stati distinti fino a sedici suoni diversi, il che permette di dedurre che associando opportunamente la parola alla tonalità si può insegnare al gatto a riconoscere una quindicina di parole-
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