Dopo numerosi studi scientifici e incontri fra i cervelloni del settore si è arrivati a questa conclusione: avere un gatto in casa fa bene per molti motivi diversi, cinque in particolare. Ecco quali sono:
1. Dormirai meglio
Molti “gattari” affermano di dormire meglio con il proprio gatto che con il proprio partner. Chi dorme con un gatto giura di sentirsi più rilassato e calmo: il sonno placido del gatto è infatti contagioso!
2. Lo troverai sempre pronto a consolarti
Strano ma vero, la presenza di un gatto in caso sembra dare un po’ di sollievo a coloro che hanno subito un lutto recente o un trauma grave. Il gatto, dalla sua, con il suo pelo morbido e la sua calma tantrica, può essere un caro ascoltatore dei nostri problemi e sfogarsi con lui potrebbe aiutarti a liberarti di un peso!
3. Diventerai (o sarai considerata) più intelligente
Questo punto verte però a discrezione della persona, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio! Il presupposto parte dal fatto che i padroni di gatti siano più anticonformisti, aperti, intelligenti ed empatici dei padroni di cani, perchè la loro natura rispecchia bene l’indole del felino!
Uno studio condotto nel Wisconsin sostiene una correlazione di questo tipo: le persone più istruite hanno maggiori probabilità di avere un lavoro d’ufficio (magari in città) che li tiene lontano da casa fino a tardi, ed è quindi più probabile che vivano con un gatto, dai bisogni meno impegnativi di quelli di un cane.
4. Il tuo cuore ti ringrazierà
Prendersi cura di un gatto abbassa il livello di stress e ha un effetto calmante che protegge e fortifica la salute del cuore. Uno studio ha rivelato che chi ha avuto un gatto per un lungo periodo corre, considerando ovviamente anche le condizioni di salute, un rischio minore del 30% di ammalarsi di cuore. Questo accade perchè, forse, chi vive con un gatto è in genere una persona più tranquilla e tende ad essere meno stressata di altre.
5. Avrai sempre un compagno di tenerezza
Che i cani siano più affettuosi dei gatti non è altro che uno stereotipo. È ormai ampiamente dimostrato che, specialmente per le donne, la presenza di un gatto in casa è appagante quasi quanto quella di un partner, e che i gatti ricordano bene i gesti affettuosi ricevuti. I gatti trovano anche il modo di sdebitarsi (a modo loro, naturalmente) e con il tempo hanno anche imparato a chiede coccole e grattini nel modo giusto: fusa e miagolii si sono evoluti nel tempo per somigliare i più possibile ai pianti di un bambino… furbetti, eh?
I gatti nella civiltà dei faraoni erano venerati come divinità. Infatti, la religione delle popolazioni della Valle del Nilo li considerava animali cari agli Dei e riservava loro un trattamento post-mortem simile a quello umano: i gatti erano infatti mummificati esattamente come gli uomini, a dimostrazione del massimo ossequio a loro riservato.
Inizialmente, il gatto veniva ben visto in quanto abile cacciatore: piccoli topolini e uccelli erano infatti le sue prede preferite e la sua abilità innata di scovare e uccidere la preda venne subito notata dai contadini e da tutti coloro che avevano bisogno di salvare le proprie scorte di grano e cereali dai roditori: in questo senso, il gatto non era solo apprezzato, era proprio utile!
Purtroppo la favola domestica del gatto nell’Antico Egitto è stata, durante i secoli che vanno dall’anno Mille al XVI secolo, abbondantemente dimenticata. È infatti nel Medioevo che il gatto viene demonizzato e cacciato insieme alle streghe. In Europa iniziò una vera e propria “caccia al gatto”, che veniva considerato dalle autorità ecclesiastiche come simbolo e oggetto di culto pagano, e quindi eretico. Il gatto venne velocemente interiorizzato dall’uomo medio medievale come portatore di calunnie e sciagure. Associato al diavolo e alle creature sataniche, il gatto non ebbe dunque vita facile durante il Medioevo. Una vera ingiustizia considerando che, in quanto mangiatore di topi, avrebbe potuto facilmente prevenire il diffondersi della peste.
Invece, durante il Rinascimento, la figura del gatto come animale domestico torna ad essere apprezzata, in particolar modo nelle corti e all’interno delle case reali. È infatti grazie ai nobili che i gatti riacquistano il loro antico splendore e possono tornare a dormire sonni sereni. Inoltre, crebbe la credenza che possedere un gatto fosse di buon auspicio per la fertilità e per il benessere delle donne: infatti, quando una donna rimaneva incinta, veniva apposta introdotto un gatto nella dimora…
Nonostante lo sviluppo positivo dell’immagine del gatto nel Rinascimento, è durante il periodo Illuminista e successivamente in quello Romantico, che il gatto torna davvero alla ribalta come figura mistica e venerabile. Misterioso, indipendente, inafferrabile; incarnava tutti gli ideali romantici dell’epoca e divenne, nel giro di pochi anni, l’animale romantico per eccellenza!
Oggi, il gatto è ancora una semi-divinità per chiunque ne abbia uno. La loro natura indipendente e anche un po’ menefreghista ha conquistato i nostri cuori già da millenni ma la loro tenerezza (e soprattutto il loro musino) ci rendono certi di un fatto: è impossibile non amarli!
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