Non si faceva toccare, non si faceva avvicinare, aveva paura di ogni rumore, prendeva la pioggia senza scappare, non riusciva più a scappare, non riusciva più a camminare.Solo la linguetta rossa si muoveva fuori e dentro la sua bocca e penzolava poi giù, come una cosa già morta, come una cosa inutile. Gli ho preparato una cuccia al riparo, al coperto, ho messo del tessuto caldo tra i gerani sfioriti da un autunno freddo e piovoso.Ho messo vicino una ciotola con un omogeneizzato.
Mi sono allontanata e l’ho visto annusare l’aria, avvicinarsi lentamente al giaciglio, tanto lentamente da farmi sentire male solo a guardarlo. Ho sistemato la cuccia ogni giorno, l’ho pulita, ho messo da mangiare ogni volta che uscivo.Lui era sempre nascosto, ma sentivo che mi osservava. Non l’ho mai accarezzato, non ho mai nemmeno tentato, ho sempre rispettato la distanza che lui voleva avere dall’uomo, da tutti, da me.
Quegli omogeneizzati gli hanno dato la forza di fare un salto, e farmi capire che voleva la sua cuccia spostata in un posto preciso, un posto che riteneva più sicuro.Da quel momento ci siamo capiti, ci siamo aspettati, ci siamo accettati, sempre senza nemmeno sfiorarsi.Poi, dopo un mese, una sera tornando a casa non l’ho visto più nella cuccia…un tuffo al cuore, ho pensato al peggio… l’ho cercato in giardino, nelle strade vicine, nulla. Non c’era, non c’era più da nessuna parte.Sono tornata a casa con le lacrime agli occhi e quei gradini che mi portavano al primo piano, sembravano non finire mai. Poi la scoperta, davanti alla mia porta, seduto sullo zerbino c’era lui, dignitoso, silenzioso e composto, con negli occhi una luce diversa. Mi sono avvicinata piano, ho aperto la porta e lui, cauto, è entrato.La mia gatta Cleo dormiva su una poltrona, gli è andata incontro, si sono annusati, si sono presentati.Poi lui mi ha guardato, ho capito e gli messo da mangiare.Una visita nella lettiera e poi un timido salto sulla poltrona, dove dopo un pò si è addormentato.
Mi aveva scelto, mi aveva adottato. Lui mi aveva aperto la sua porta e io ero sorpresa, commossa, felice. Da quel giorno la mattina usciva e la sera mi aspettava sulla porta per rientrare in casa…poi una sera una carezza, poi un’altra e un’altra, ha accettato le mie mani, il mio desiderio di coccolarlo. Dopo quel momento non è più voluto uscire di casa.Al mattino gli aprivo la porta e lui mi guardava come dire ” Se posso..resto dentro”… Ho potuto curarlo, finalmente.Il veterinario lo ha visitato in ogni sua parte, mi ha detto che era stato picchiato, preso a calci o bastonato. Aveva fratture calcificate in vari parti del corpo, la mandibola poi era ridotta malissimo, fratturata in diversi punti. Aveva sofferto l’indicibile quel povero gatto, i denti erano caduti in seguito alle fratture, non poteva più alimentarsi, stava morendo di stenti.
E’ stato operato, curato, assistito.Si è ripreso, lentamente, ma si è ripreso.Lo chiamavano Red, nel condominio, ho continuato a chiamarlo Red, la sua storia è anche in quegli anni, forse 6 o 7, che ha vissuto per strada, che ha vissuto alla ricerca di cibo, di caldo, di riparo, di una mano amica.La sua storia è anche il pestaggio che ha subito, la sofferenza, la fame, la paura. Cambiargli nome era una scelta sbagliata, lui non avrebbe mai dimenticato e io non potevo cancellare il suo passato infelice con una parola. Sono passati 5 anni. Red ora è malato, ha l’insufficenza renale, non guarirà, purtroppo.Ma è sereno, è circondato da altri trovatelli che in questi anni sono entrati nella mia famiglia.Vanno tutti d’accordo, tutti sanno bene da dove vengono, tutti ricordano. Sta avendo tutte le cure possibili per la sua malattia, lo aiuterò in ogni modo, in ogni modo possibile, in ogni modo esistente, anche quando la sofferenza sarà inutile da sopportare.
Lo aiuterò anche in quel dolorosissimo momento. Lui è una vita che viene prima delle mie emozioni, prima dei miei sentimenti, è una creatura che mi ha dato una gioia infinita in questi anni, che mi regalato milioni di sorrisi. E ci sarò sempre per lui, pensando a lui, al suo bene, alla sua serenità. Ho un solo dispiacere…non l’ho mai sentito miagolare, non può farlo, non può più farlo.Chi lo ha picchiato gli ha lasciato questo perenne ricordo, a cui non si è potuto porre rimedio. Però quando Red ci prova, quando Red apre la bocca senza emettere suono, io lo sento lo stesso, io lo capisco lo stesso…e gli voglio bene ancora di più… Questa è la storia di un gatto randagio. Un gatto randagio che doveva morire, nell’indifferenza del mondo. Ha deciso di fidarsi ancora, di fidarsi di me e mi ha fatto un regalo enorme, mi ha dato una gioia che non so spiegare a parole. Riempirà i miei giorni spero per tanto tempo ancora, sarà ancora il mio principe rosso dagli occhi azzurri come il cielo, occhi in cui adesso io leggo tanta tranquillità. Questa è la storia di un gatto, del mio gatto Red. Questa è la storia di un amore.
Quando abbiamo pubblicato questa storia, non sapevano chi fosse l’autore. Poco dopo la pubblicazione ci ha contattato un’amica della nostra pagina comunicandoci che era lei l’autrice e ci ha regalato anche la seconda parte: Red una storia d’amore parte II
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