La micia si installò, dopo pochi secondi dal suo ingresso, nel centro del divano, dimostrando immediatamente un bel caratterino. Non sopportava la piccola, che come molti neonati urlava spesso e volentieri, aveva una tendenza a graffiare e mordere, che dopo 4 anni non ha ancora perso del tutto. Capimmo subito che era stata oggetto di maltrattamenti, perché alcuni gesti, per noi normali, la spaventavano.
Ad ogni modo, dopo i primi giorni in cui cercavamo di instaurare un legame con la nuova arrivata, ci accorgemmo di tre particolari: miagolava in modo stranissimo, come se non sapesse farlo; non faceva le fusa; non faceva il “pane”. In compenso mi saliva sulla pancia mentre ero sdraiata e si metteva col suo muso di fronte alla mia faccia, a pochi millimetri di distanza.
Ci sono voluti due anni di pazienza, coccole, ma anche determinazione educativa, perché la gatta cominciasse a sentissi parte della famiglia. Un bel giorno, all’improvviso, ci siamo accorti che aveva cominciato a fare le fusa. Da qualche mese aveva già deciso che poteva fidarsi e cominciare a fare il pane.
Il miagolio era migliorato già nei primissimi mesi di permanenza. Tra la nostra pazienza e il confronto costante con i gatti del vicinato, la micia ha ritrovato una sua dimensione felina e ripreso i tipici comportamenti dei gatti. Le è rimasta quell’altezzosità da gatto di razza a pelo lungo, mista con l’irascibilità siamese. Ma ci stiamo lavorando.
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