Come spiegare ad un bambino che il nostro amato gatto non c’è più?
Vi riporto uno stralcio di una storia letta su una rivesta dedicata ai nostri amici pelosi, in attesa di sentire le vostre esperienze in merito…
La sera del 7 gennaio, tutti insieme sul divano, con la faccia più serena possibile, abbiamo detto alla nostra bambina che Raul non avrebbe più vissuto con noi perché era morto e essere morti significa che si va in un altro posto, ma senza il corpo.
Dove si possono mangiare quintali di crocchette e fanculo il diabete. Dove probabilmente sono già la sua mamma e il suo papà, che mangiano anche loro crocchette e giocano tutto il giorno con le lucine dell’albero di natale, ma senza che ti si buchi lo stomaco, perché lo stomaco non ce l’hai più.
Io non so bene se credo nell’aldilà (per comodità dico di essere atea, ma poi alla fine un senso profondamente religioso ce l’ho anche io), ma con Tino avevamo comunque concordato questa versione. La nostra bambina ha 3 anni ed è inutile spiegarle la rava e la fava. Il concetto di morte è già di per se’ abbastanza crudele e filosofico per poter essere ammantato di qualche favola rassicurante, senza che questo faccia sentire in colpa la nostra coscienza pragmatica.
Una settimana fa la nostra bambina è tornata sull’ argomento con il suo papà. Una sera ha chiesto a Tino di raccontarle una favola con dentro Raul e Tino – con i lucciconi agli occhi – le ha imbastito un mondo in cui gattoscemo si è trasformato in un eroe ed era l’amico fidato del cavallo immaginario di Frollina (Pegasa).
Il giorno successivo, la piccola è venuta da me e mi ha chiesto se potevo scrivere una lettera a Raul.
Me l’ha dettata lei:
Caro Raul, ci mancavi tanto.
Sei in paradiso con le crocchette. Noi ti vogliamo sempre bene.
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