Accade piuttosto frequentemente che i nostri mici presentino delle lesioni cutanee che, oltre ad essere brutte da vedere, possono essere molto fastidiose. Tra le lesioni cutanee più frequenti si riscontra il complesso del granuloma eosinofilico; è una patologia conosciuta da molto tempo e su cui sono stati scritti fiumi di inchiostro. Da ciò si comprende che si tratta di lesioni la cui origine è difficilmente identificabile se non mediante indagini piuttosto lunghe, che richiedono impegno da parte del veterinario, ma soprattutto una stretta collaborazione con il proprietario del gatto. Il termine “complesso del granuloma eosinofilico” non indica una diagnosi (cioè non è un termine che descrive la causa della malattia) ma un complesso di sintomi che non sono specifici di una sola patologia.
Come posso capire se il mio gatto è affetto dal granuloma eosinofilico?
Bisogna senza dubbio ricorrere al veterinario, esistono, infatti, tre principali manifestazioni cliniche: ulcera eosinofilica, placca eosinofilica, granuloma lineare.
Cosa significa “eosinofilico”?
Il nome deriva dalla presenza nella lesione di un particolare tipo di globuli bianchi, detti appunto eosinofili.
Come posso capire quale “tipo di lesione affligge il mio gatto?
Sarà il veterinario a determinare il tipo di lesione presente, comunque l’ulcera eosinofilica si manifesta come un’erosione non dolorosa, di colore rosso, localizzata prevalentemente a livello del labbro superiore. La placca eosinofilica è una lesione leggermente rilevata, di colore rosso, con presenza di secrezioni sierose (appare cioè coperta da una patina umida o da crosticine gialle) localizzata principalmente a livello di addome o inguine.
Il granuloma lineare, che si presenta soprattutto sulla parte posteriore delle cosce, si caratterizza dalla formazione di cordoncini duri, al cui interno si possono sentire dei noduletti. Bisogna però prestare attenzione, non tutte le lesioni che potrebbero sembrare un granuloma eosinofilico lo sono. Esistono, infatti, altre patologie infettive, parassitarie od anche tumorali, che possono essere confuse con grande facilità con il complesso del granuloma eosinofilico.
Cosa devo fare se sospetto che il mio micio abbia il granuloma eosinofilico?
Bisogna rivolgersi al più presto al veterinario di fiducia, che provvederà alla visita clinica ed all’esecuzione di alcuni esami collaterali per giungere alla diagnosi.
Il veterinario eseguirà, qualora lo ritenga opportuno, dei test come l’esame del pelo al microscopio, l’esame citologico (cioè lo studio delle cellule), la coltura micotica ed altri ancora (come la biopsia cutanea).
Cosa provoca questa malattia al mio gatto?
Come abbiamo visto prima, possono essere numerosissimi i fattori che provocano la comparsa di queste lesioni cutanee e non tutti possono essere agevolmente e rapidamente individuati. Possono esserne causa delle allergie (a pollini, alimenti o pulci), parassiti (larve, acari, pidocchi o funghi), piodermiti (cioè infezioni batteriche della pelle) e anche alcuni farmaci.
Esistono delle cure sintomatiche (cioè che curano solo le manifestazioni) piuttosto efficaci ma, se non si riesce ad identificare la causa della malattia, questa si ripresenterà puntualmente. Spetterà al veterinario instaurare, in base all’esito della visita clinica e degli esami collaterali, un “protocollo” adatto alla cura del gatto. Se, per esempio, si sospetta un’allergia alle pulci, oltre alla terapia sintomatica, si instaurerà una terapia antipulci. Se l’allergia è alimentare si attuerà una dieta ad esclusione; in questo caso il nostro aiuto e la nostra costanza sono fondamentali per la buona riuscita della cura.
Per quanto riguarda le cure sintomatiche, spetta al veterinario valutare quali siano i farmaci più adatti in base alle caratteristiche della patologia e del paziente. Si può ricorrere ad una gamma di farmaci piuttosto ampia, dagli acidi grassi essenziali, agli antistaminici e cortisonici (il “fai da te” potrebbe essere pericolosissimo). In conclusione, si tratta di un disturbo che non compromette la vita del nostro micio ma che richiede molto impegno e pazienza per la cura che, se mirata ed attuata correttamente, può tenere a bada questa patologia piuttosto comune.
di Federico Caretto – medico veterinario
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